IL “SOCIALISMO CON CARATTERISTICHE CINESI” NELLA CINA DI XI JIMPING
Sono passati quarant’anni dall’introduzione di quello che l’allora Segretario Generale del Partito Comunista Cinese (PCC) Deng Xiaoping definì“Socialismo con caratteristiche cinesi”, ovvero un socialismo adattato alla cultura e mentalità della Cina moderna, ove al socialismo scientifico di Marx ed Engels, si affiancarono la visione di Mao e quella di Deng, orientata verso un mercato aperto alla multiproprietà, ma ove l’intervento pubblico fu comunque predominante. La Cina, da Mao a Deng, sino all’attuale Segretario Generale del PCC Xi Jimping, ha saputo non solo liberarsi dalla dominazione politica ed economica straniera, che l’aveva soggiogata nei secoli, ma anche diventare forse la principale superpotenza economica del Pianeta. Forte di ciò, Xi Jimping, in un suo recente discorso, ha promesso un“miracolo che impressionerà il mondo”e ha ribadito come“il percorso, la teoria, il sistema e la cultura”scelte dal Partito Comunista Cinese siano“assolutamente corretti”. Partito unico, quello cinese, ma ciò non significa affatto che la Cina non sia democratica e/o che il Partito non lo sia. Come ha fatto presente lo studioso Fabio Massimo Parenti nel suo saggio “Il socialismo prospero”, edito recentemente da NovaEuropa, esistono in Cina forme di democrazia diretta, che permettono non solo la contestazione e la possibilità di spodestare i rappresentanti al potere, ma anche forme di assemblearismo di base nei villaggi e nei quartieri. I dirigenti del Partito e i funzionari pubblici, inoltre, sono scelti sulla base di criteri esclusivamente meritocratici e nel Partito la gavetta è davvero molto dura e la tessera non è certo data a tutti. I casi di corruzione interni al PCC sono stati peraltro di recente massicciamente puniti, come ricordato dallo stesso Xi. Nel suo lungo discorso, Xi ha lanciato inoltre un duro attacco contro l’amministrazione statunitense guidata da Trump, relativamente ai dazi doganali, che danneggiano in particolare i prodotti cinesi e ha ribadito il carattere multipolare della Cina, attraverso queste parole:“La Cina non perseguirà il proprio sviluppo a scapito di altri. Non importa quanto la Cina si sviluppi, non cercheremo mai l’egemonia”, ma“non rinunceremo ai nostri diritti e interessi legittimi”. Facendo presente che“Rafforzeremo lo sviluppo dell’economia statale guidando quello dell’economia non di Stato”, il Segretario Xi Jimping ha ribadito che la Cina intende aprirsi sempre di più in ogni settore. Un’indagine condotta dal centro statunitense Pew Research degli anni 2010 – 2012, ci dice che il 92% dei cinesi sostiene che il loro tenore di vita sia migliore rispetto a quello dei loro genitori ed il 39% che sia addirittura di gran lunga migliore. Cito ancora una volta lo storico Fabio Massimo Parenti che, nel suo saggio, compie un excursus della Cina socialista moderna e ci rende edotti del fatto che lo Stato cinese, controllando il settore bancario e finanziario, permette alle autorità di intervenire direttamente nei periodi di crisi economica ed evitare dunque speculazioni finanziarie e conseguenti tracolli. Questo è, a differenza della cosiddette economie di mercato liberali, uno dei punti di maggior forza dell’economia cinese, assieme ai settore dell’innovazione tecnologica e dell’e-commerce, che hanno fatto registare un +10,2% nel corso degli ultimi anni. La Cina di Xi sta inoltre investendo moltissimo nello sviluppo di energie rinnovabili ed in energie tecnologicamente sotenibili atte a invertire la tendenza rispetto agli alti tassi di inquinamento registrati nei decenni passati. Sul piano geopolitico la Cina è, come ha ribadito anche nel suo recente discorso il Segretario Generale Xi, orientata allo sviluppo di un mondo multipolare, in controtendenza rispetto alla visione statunitense unipolare. In questo senso è stretta la collaborazione con la Russia, oltre che con il Brasile, l’India e il Sudafrica, riuniti, appunto, nell’associazione economica denominata BRICS. Oltre a ciò, dal 1996, Pechino e Mosca hanno gettato le basi dell’Organizzazione di Shangai per la Cooperazione (SCO), assieme a Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e dal 2001 Uzbekistan, con funzioni in particolare di sicurezza nazionale sul piano geopolitico. La collaborazione Cina-Russia ha spesso portato alla condanna, a livello internazionale, degli insensati e dannosi interventi NATO in Libia, il tentativo di spodestamento del Presidente Assad in Siria e ha giocato un ruolo decisivo nella risoluzione delle controversie con l’Iran e con la Corea del Nord. La Cina ed il suo“Socialismo con caratteristiche cinesi”è dunque oggi forse l’unica realtà che potremmo definire“vincente”sul piano globale, per quanto il suo modello non sia pedissequamente imitabile, in quanto ogni Paese – come la Cina stessa insegna – dovrebbe svilupparsi a seconda della propria mentalità, cultura e caratteristiche peculiari. E’ certo che il socialismo ed un sistema a partito unico (che, come abbiamo visto, non significa affatto assenza di democrazia, specie se pensiamo che nel Partito Comunista Cinese esistono numerose correnti politiche, anche contrapposte, dalle più socialiste e conservatrici alle più liberali), non significano affatto sottosviluppo o, peggio, un fallimento sotto il profilo economico e sociale. Il caso cinese, anzi, sembra dirci esattamente il contrario. Un caso che merita studio e approfondimento, specie alla luce del fatto che la Cina, a differenza di Paesi che si definiscono “liberali” e “democratici”, non ha e non ha mai avuto intenzione di imporre il suo modello ad altri o di invadere Paesi sovrani.
