IN TOSCANA, UNA COMPAGNIA DI ATTORI RACCONTA I RITMI LENTI DEL 900

IN TOSCANA, UNA COMPAGNIA DI ATTORI RACCONTA I RITMI LENTI DEL 900

Il sole ottobrino raggruppa sotto i suoi raggi le anime che ancora non si addattano al tepore in diminuendo di un autunno al proprio incalzare.Gli alberi parlottano tra di loro, e sopra le nostre teste, di quell’attesa un po’ incredula quando non si sa bene cosa aspettarsi.Il vento cigola con i rami e le fronde mentre sul prato i bimbi galoppano, puledri focosi e senza briglie, gridando al mondo la propria spensieratezza e la propria gioia; genitori paciosi rendono loro qualche sguardo distratto un occhio a seguirli l’altro a scrutare un gruppetto di strani manichini variamente disposti sulla piccola collinetta del parco. Nel fumo dei primi anni del ventesimo secolo, appena finita la grande guerra, italiani nel ventennio si rappresentano, aria assorta e dimentica, nella loro essenza e come miracolo a mostrarsi, alla curiosità disincantata e moderna di chi, anche passante occasionale ha deciso comunque di dare una risposta al proprio perché. Un treno a vapore lancia un fischio e rombando senza riguardi dichiara il ciak e tutto comincia muoversi … Montecatini; oggi; una compagnia di attori; un gruppo di cittadini ad essere giovani e vecchi, di età ma mai di mente, in un binomio di racconti e recite, questo il copione che ci ha riportati, noi fortunati spettatori, ai tempi in cui anche quelli della mia età ancora era nei sogni dei propri genitori. L’atmosfera campestre di un parco tra le case: scivoli, giostre, cavallucci su molle che si fingono bradi puledri a reggere piccoli cowboy o a trasportare principesse e damigelle in fiore ognuno e tutte e tutti a correre dietro ai propri sogni nell’attesa di un futuro che a quell’età non è mai nemmeno un esistere. Un parco giochi per bimbi, al centro di un quartiere, uno come tanti dei tanti che sono anima e vita di ogni città italiana.Un parco giochi in cui il vociare diffuso e soffuso contribuisce, con la poesia dell’ottobrata toscana, alla atmosfera magica che si sta creando. Un parco di vita nel verde mare di erba appena dietro una piccola stazione e, ad aggiungere fascino all’incanto di un momento, lo sferragliare del treno a sommare memorie personali, oggettive e/o soggettive che fossero, a quelle storiche dei cittadini d’altri tempi ad esserne stati attori nella realtà ed oggi autori invidiati per la loro freschezza mentale . E così il coinvolgimento crescente da cui ciascuno di noi, spettatore in primis e via via comprimario ad aggiungersi, a partecipare, nell’esserne attore volontario, a quella inusuale, itinerante rappresentazione teatrale. Ciascuno di noi, rapito man mano e sempre più, è stato via via preso dalle ali della fantasia per volare poi coralmente nel cielo di una memoria a renderne vivi, reali e concreti quei soggetti sin troppe volte dimenticati in una solitudine senza cure e cervello; mentre ed invece il nostro cuore a battere forte; i nostri occhi inumiditi da qualche sparuta lacrima a comparire improvvisa; il nostro sorriso a spuntare per quella battuta toscana o quel moccolo improvviso a rappresentare nel momento di protagonismo di uno degli attori il momento storico di ciascuno di quei cari vecchi ritrovati cittadini. Ed anche il viso di qualcuno ad arrossarsi per quella particolare memoria, che di una ingenuità un po’ più osé, recitata e mimata, con la maestria consumata dei più giovani tra gli attori, alcuni poco più che ragazzi, e dei loro maestri in arte ad avergliela coltivata, fatta crescere e portata ad un acme foriero di grandi futuri quale che ognuno di essi fosse, rimandava immagini non solo di persone, ma anche di luoghi di altri tempi. Ed infatti il luogo, ad essere quel quartiere Marruota, oggi moderno borgo di Montecatini, ci è apparso, nel racconto coinvolgente di quelle memorie recitate, come era prima della guerra, durante la stessa e subito dopo. Abbiamo rivissuto, in quella maestria rappresentata per le sue strade, della vita, della socialità, delle ambientazioni di un tempo che fu; abbiamo assaporato le virtù ed i vizi di quei tempi andati; abbiamo gioito e patito; abbiamo sorriso e riso di questa o di quella caratterizzazione, di questo o quell’episodio; di questa o quella furberia, malizia, diceria, atto di coraggio e, perché no?, di spensierata furfanteria, obbligata o no che fosse, dalla villaneria di una dittatura e di un dopo guerra e di lutti che pochi ne avevano lasciati indenni. Siamo stati, in viaggio nel passato, trasportati nella Toscana degli inizi del secolo scorso in una carrozza ideale che viaggia dal passato al presente facendo di ogni angolo di strada una stazione di memoria e, quindi, un caso di vita, un’occasione di compartecipazione, la differenza tra l’essere dei cittadini tra altri cittadini a volersi tutti del bene e non delle semplici cariatidi del passato a dover morire, dimenticate icone, di un divenire non solo senza passato, ma, ahimé! anche senza un futuro. Noi volontari essendo o attratti apparenti di passaggio, siamo stati, poi e tutti, convinti a chiedere la promessa di continuare in questa opera di ricerca e di valorizzazione di una memoria storica delle persone per le persone, per il territorio, per una società intera che farebbe, bene e sempre, a ricordare cos’era e com’era non solo in queste occasioni, pur meravigliose, quanto nel proprio quotidiano sempre più avventura e sempre meno percorso di dignità ed onore. La memoria è una brutta cosa certe volte; in altre il suo uso riesce ad avere addirittura un significato poetico, sociale e politico nel e per il territorio e questi ragazzi, attori giovani e navigati, hanno reso in questo oggi, così dimentico di sé stesso, quell’opera sociale del ricordo non per la semplice e vana cronaca di un periodo, ma per la riuscita familiarizzazione di ognuno con ognuno degli altri e se tutto questo non è anche politica sociale … Allora ben venga una cena e del vino a banalizzare ogni cosa!