INDIA: LA MARCIA DEI CONTADINI CONTRO IL GOVERNO

A New Delhi, nella Capitale indiana, oltre 50mila contadini provenienti da tutto il Paese hanno bloccato le strade chiedendo l’abolizione dei debiti agricoli – che non riescono più a pagare – e maggiori profitti per i loro prodotti. La più grande marcia mai vista nell’India odierna. Un’India agricola che protesta contro il governo conservatore di Modi. Un’India frustrata e piegata, che piange anche i numerosi suicidi di agricoltori che non riuscivano a ripagare più i loro debiti. La manifestazione di protesta – che ha ottenuto anche appoggio e solidarietà da parte di Rahul Gandhi, Presidente del maggior partito di opposizione, ovvero del Congresso Nazionale Indiano – è stata organizzada dall’All India Kisan Sangharsh Coordination Committee, ovvero un’organizzazione che riunisce circa 200 gruppi di agricoltori e si è rivolta dirattamente al Premier Modi, il quale aveva introdotto una riforma che assicurava ai contadini il 50% dei profitti del raccolto. Purtuttavia il prezzo di fagioli, riso e semi di girasole è rimasto inferiore rispetto a quello previsto dall’autorità. Un’autorità che, evidentemente, non ha fatto rispettare alcun limite, causando ingenti perdite agli agricoltori (calcolato, pare, nell’equivalente di circa 7 miliardi di euro), i quali si sono a loro volta gravemente indebitati. L’agricoltura, in India, rappresenta circa il 15% dell’economia del Paese e in essa vi sono impiegate circa 800 milioni di persone. Dal 2013 sono circa 12mila i contadini che, indebitati, hanno deciso di togliersi la vita. Quella dei giorni scorsi non è stata ad ogni modo la prima manifestazione di protesta. Una marcia simile era stata organizzata a Mumbai nel marzo scorso, composta da agricoltori e guidata dal Partito Comunista Indiano ed allora il governo locale aveva promesso di estinguere i debiti degli agricoltori. Le richieste dei contadini indiani, ad ogni modo, rimangono inascoltate e disattese da anni. Una situazione, allo stato attuale, davvero drammatica.