INIZIA TU, SEGUI L’INSEGNAMENTO DI DON PINO PUGLISI
Dio parla. Continua a parlare. Sabato, a Palermo, attraverso la voce del Papa è risuonata la voce stessa del Padre che ama e vuole il meglio per i suoi figli. Nelle parole di Francesco è riecheggiata, solenne, la Parola che salva e ha suscitato in noi il desiderio di donarci, di servire, di mettere da parte ogni amarezza, ogni pretesa, ogni divisione. Una Parola rivolta a tutti, mafiosi compresi. Francesco, con sofferta convinzione, li ha chiamati fratelli. Fratelli che hanno sparso e, purtroppo, continuano a spargere infelicità, paura, sofferenza, morte. Fratelli che hanno condizionato, umiliato, amareggiato la vita di un popolo e del suo futuro. Che non sanno, non hanno mai saputo, che cosa sia assaporare l’ebbrezza, la bellezza, la responsabilità dell’amore vero. Il Papa, ancora una volta, l’ha ribadito a chiare lettere:« Non si può credere in Dio ed essere mafiosi». Nessuna illusione, dunque, nessuna giusitificazione, nessuna confusione. Nessun disonesto tentativo di camuffare il male con una qualche parvenza di opera di bene. Ma non basta, il Santo Padre non si è accontentato di denunciarlo quel male che ci strozza e che chiamiamo mafia. Come don Pino Puglisi, don Peppe Diana e tantissimi altri sacerdoti e laici che quotidianamente, da loro e anche per amore loro, rischiano la vita, li ha invitati alla conversione. A conoscere, amare, servire, cioè, Cristo crocifisso e risorto. Con un tono di voce pacato, sofferto, che somigliava a una preghiera ha rivolto loro questo prezioso invito:« Ai mafiosi dico: cambiate fratelli e sorelle. Smettetela di pensare a voi stessi e ai vostri soldi. Il sudario non ha tasche. Se non lo fate la vostra vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte». Spero e prego che i mafiosi – non solo siciliani – abbiano tanto coraggio da accogliere questa esortazione che profuma di amore e di Vangelo. C’è speranza anche per i mafiosi. Gesù è morto anche per i mafiosi. Francesco, e la Chiesa affidata alle sue cure, vogliono il bene anche dei mafiosi. Li amano come forse nessuno li ha amati mai, perciò pregano per essi, perché si aggrappino all’ancora della salvezza, non siano dannati per l’eternità, imbocchino la strada della gioia vera; godino appieno la bellezza della vita. Perché gustino il sapore della giustizia, della solidarietà, della pace del cuore, del pane guadagnato col sudore della propria fronte. Perché la smettano di rovinare la vita ai cittadini e ai propri stessi figli. Perché sappiano evitare “la peggiore delle sconfitte”. “Inizia tu” ha continuato il Papa rivolto a tutti noi. A noi che forse non abbiamo fatto troppo male, non ci siamo sporcati le mani di sangue innocente, non siamo mafiosi, ma che nemmeno ci siamo spesi totalmente per il bene. Non aspettarti che sia la Chiesa, la società a fare qualcosa, inizia tu. Là dove sei, con le persone che ti stanno accanto, con i pochi mezzi che hai a disposizione, inizia tu. Inizia adesso. E qualcuno di certo ti seguirà. Come il Poverello d’Assisi fermati e chiedi:«Signore che cosa vuoi che io faccia?» e poi guardati attorno. Ti accorgi che puoi fare tanto. Che un piccolo servizio reso a una persona anziana, malata, immigrata, invalida le risolve un problema che l’assilla. E allora ti si allarga il cuore, ti viene voglia di continuare, di fare di più, sempre di più. “Grazie, Dio ti benedica” disse un giorno una vecchietta a un giovane che si offrì di portarle i sacchetti della spesa. Quella benedizione gli cambiò la vita. La vera rivoluzione è questa. Impariamo a vincere la pigrizia, a essere disponibili, a non opporre resistenza allo Spirito che chiama. Occorre innamorarsi di Gesù. Egli altro non desidera che il nostro vero bene. Ci ama più di quanto sappiamo amarci noi, più di quanto possiamo immaginare. E se saremo fedeli nelle piccole cose ci porterà più su, più su, fino alle alte vette della santità. Il bene e il male non muoiono con noi. Lo abbiamo visto ancora una volta. Dal martirio di don Pino, abbiamo imparato che la più bella avventura da vivere è la vita spesa a servizio dei fratelli. Iniziamo noi. Iniziamo adesso. Crediamo al caro beato siciliano:«Se ognuno fa qualcosa, qualcosa di bello succederà».
