INIZIANO LE PRIME AZIONI DI SGOMBERO DOPO LA CIRCOLARE DI SALVINI
Sta arrivando all’epilogo finale l’occupazione a Roma nello stabile in via Carlo Felice 69, una strada che attraversa l’Esquilino e San Giovanni; la data dello sgombero è slittata al 19 ottobre, oltre 20 famiglie su 32 sono state accolte in Comune. Dal Campidoglio è stato definito uno sgombero soft. La soluzione ottimale è l’individuazione di case alternative per permettere agli occupanti di poter lasciare il palazzo. È questo il percorso sul quale si sono incamminati la Regione e il Comune. Questo di via Carlo Felice, dello stabile di proprietà di Bankitalia, sarà il primo sgombero della capitale dopo la circolare emanata dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini.In questo mese l’ordinanza di sgombero compirà 14 anni. Il piano è stato discusso nel pomeriggio di ieri nell’incontro tra l’assessore alle politiche abitative regionale, Massimiliano Valeriani, la collega capitolina, Rosalba Castiglione, la titolare delle Politiche Sociali comunale, Laura Baldassarre, la presidente del I municipio, Sabrina Alfonsi, inoltre l’assessore all’urbanistica, Luca Montuori e i rappresentanti della proprietà. Una riunione che si è rivelata molto produttiva per l’approfondimento delle possibili soluzioni sorte nel corso dei precedenti incontri, tutto questo con l’attestazione del censimento degli abitanti che è stato completato nelle scorse settimane. L’assessore Valeriani ha dichiarato: “Siamo a buon punto! Il lavoro per arrivare ad uno sgombero concordato procede con soddisfazione sia delle istituzioni pubbliche sia della proprietà”. Nello stabile che è occupato dal 2003, vivono 76 persone, 32 famiglie in tutto. Di queste, 14 hanno all’interno del nucleo familiare, dei minori. Molte di queste famiglie sono in lista per una casa popolare e al contempo altri, hanno un reddito Isee inferiore ai 12 mila euro annui, quindi tutti hanno diritto anche all’assistenza sociale e alloggiativa temporanea del Comune, i cosiddetti Sassat. Secondo il giornale on line Romatoday, tutti avranno diritto ad una soluzione alternativa. Le assegnazioni avverranno seguendo una sorta di graduatoria delle fragilità. La società che gestisce il patrimonio di Banca d’Italia, Sidief ha confermato la propria disponibilità di mettere a disposizione 5 appartamenti. Anche la Regione Lazio, in base alle esigenze, metterà a disposizione il proprio patrimonio non di edilizia residenziale pubblica, si parla di 4 o 5 alloggi. L’assistenza più cospicua, spetta al Comune che si dovrebbe far carico di oltre 20 famiglie. Tutte le assegnazioni sarebbero temporanee nella speranza che nel frattempo qualcuno riesca a trovare una sistemazione definitiva grazie alla graduatoria per la casa popolare alla quale sono tutti iscritti o addirittura possa iniziare a potersi pagare un affitto autonomamente. Da parte del Campidoglio c’è l’assoluta disponibilità ad assistere queste persone nei nuovi residence, i cosiddetti Sassat, il (Servizio di assistenza e sostegno socio alloggiativo temporaneo) della durata di 2 anni. Nel caso degli occupanti di via Carlo Felice, si tratta di “Sassat 2”, da distinguere dalle prime strutture Sassat, che l’assessore Castiglione sta cercando di scovare sul mercato proprio con l’intento di procedere alla chiusura dei vecchi residence. L’artefice dell’operazione “assistenza temporanea” per l’occupazione di via Carlo Felice è invece l’assessore Laura Baldassarre, che sta lavorando a un provvedimento per impiegare a questo scopo i beni confiscati alla criminalità organizzata. Rimane la variante sui tempi. Dopo quella di ieri si terranno nei prossimi giorni altre riunioni tecniche e l’appuntamento interistituzionale per chiudere la partita è in programma per il 19 ottobre. Lo scopo è procedere allo sgombero entro ottobre. I Sassat 2 però, ancora non sono stati focalizzati. Quindi il Campidoglio avrà tutto ottobre per varare il provvedimento, individuare gli immobili idonei da destinare all’accoglienza, metterne a bando la gestione e assegnarli. Non si conosce invece cosa accadrà al centro sociale Sans Papiers che svolge da oltre 10 anni le sue attività al piano terra dello stabile. La strada è ancora in salita e anche se si è arrivati ad una parziale intesa, c’è ancora lo scoglio della reperibilità dei nuovi “Sassat2” che ancora non esistono. L’impiego dei Sassat per gli sgomberati, inoltre, potrebbe dover richiedere ulteriori avvisi per il reperimento di alloggi. Quello attuale è da 500 posti e solo nei residence in via di chiusura 512 famiglie sono state considerate ammissibili e altre centinaia, finite tra le circa 700 escluse, sono pronte a fare ricorso in quanto denunciano irregolarità. L’intenzione della Regione è di rendere uno standard da imitare lo sgombero di via Carlo Felice, anche per altre occupazioni. “Per non replicare altre piazza Indipendenza”. Il “caso” di Carlo Felice, però, è piuttosto raro, poichè nello stabile vivono solo 24 famiglie e la proprietà contribuirà a trovare un’alternativa. Prossime al provvedimento sono: l’immobile di via Costi dove vivono in condizioni precarie circa 150 persone, in maggioranza provenienti dall’Africa e dalla Romania; lo stabile in via Collatina 383, occupato da più di 300 persone che anche in questo caso sono prevalentemente provenienti dall’Africa; e infine l’ex fabbrica della penicillina dove al suo interno negli ultimi anni, si è sviluppata una sorta di baraccopoli nella quale vivono oltre 500 migranti.
