LA CARICA DELLE DONNE. NEGLI STATI UNITI E IN ITALIA
Il giornalismo italiano, che oggi tanto si crogiola nella difesa indifendibile di se stesso e della propria autonomia e del proprio acume e bla bla bla, non siè accorto per una ventina di mesi che negli Stati uniti le donne stavano prendendo la testa della resistenza a Trump, e ha bucato per settimane la notizia considerata principe dai giornali americani sul midterm, ovvero la sfilza di candidature femminili vincenti e politicamente significative, sostenuta da una pratica politica altrettanto significativa. Non si è accorto due anni fa di una manifestazione di 500.000 donne qui a Roma contro la violenza, vergognosamente ignorata da giornali e tv. Non si accorge mai che esiste il femminismo, le intellettuali femministe, le nuove militanti femministe, nonché un buon numero di giornaliste femministe che eroicamente sopravvivono alla misoginia dei direttori e dei capiredattori. Non si è accorto sabato scorso che c’erano manifestazioni di donne in tutta Italia contro il decreto Pillon. Però si accorge improvvisamente di due manifestazioni indette da donne a Roma e a Torino, entrambe moderate, la seconda perfino reazionaria. E non si limita a dire, come sarebbe giusto, che il protagonismo femminile spicca ovunque e che la capacità delle donne di fare rete le avvantaggia ovunque di fronte al narcisismo autoreferenziale della politica maschile. No, fa ben altro: non perde il vizio di arruolare le donne quando gli conviene. E quindi ecco le “madamine” – che orrenda parola – arruolate al servizio di quella che secondo la stampa mainstream dovrebbe essere l’opposizione “perbene”, civica, modernamente conservatrice, al populismo di governo. Il dibattito pubblico di questo paese precipita ogni giorno di più nell’oscurità strumentale, e come sempre l’atteggiamento verso le donne ne è la spia più significativa.
