LA LOGICA DEL NEOCAPITALISMO MILIARDARIO E IL BUSINESS NEL CALCIO ATTUALE

LA LOGICA DEL NEOCAPITALISMO MILIARDARIO E IL BUSINESS NEL CALCIO ATTUALE

Si capisce che il neocapitalismo abbia reso il calcio, e lo sport in genere, un business miliardario: gli è indispensabile per trasmettere alla gente la propria ideologia e visione del mondo, e nel modo più subdolo, attraverso una pratica che pur essendo totalmente artificiale (un gioco) viene spacciata come naturale. Lo sport ormai rappresenta la celebrazione della virtualità e non è un caso che l’uso di sostanze dopanti (eufemisticamente definite “performance enhancing drugs” dagli americani) sia la norma.L’essenza del liberismo è il culto del successo: chi vince aveva ragione e dunque merita di avere sempre più successo e denaro, indefinitamente, senza vincoli sociali e soprattutto senza correttivi. La Apple e Amazon sono state le prime corporation a raggiungere il trilione di dollari di capitalizzazione di mercato (insieme, dunque, valgono come l’intero debito pubblico italiano): un tempo di loro si sarebbero occupate le autorità antitrust, oggi vengono celebrate e incoraggiate a consolidare il loro monopolio. E la gente non sembra per nulla preoccupata che delle imprese private, che nessuno elegge o controlla, siano più ricche e potenti degli Stati.Ma come stupirsi? Siamo appena alla settima giornata e la Juventus ha già vinto l’ottavo scudetto consecutivo. Non importano le ragioni: non fa differenza che sia per via dei tanti soldi della FCA (no, non della Fiat; la Fiat, con quella “i” che stava per “italiana”, non esiste più) o dei favori di arbitri intimiditi o magari di una organizzazione migliore, di una più attenta programmazione. La mia idea del patto sociale è chi in qualunque modo ottenga molto più degli altri debba rinunciare al troppo a favore di chi è meno fortunato o anche meno meritevole, e se non lo fa debba essere obbligato a farlo; perché alla fine è sempre e solo questione di circostanze favorevoli o contrarie — anche la volontà e l’intelligenza sono genetiche.Per cui chi vince dovrebbe essere penalizzato, per dare ad altri atleti e squadre un’opportunità e soprattutto per impedire che i vincenti comincino a sentirsi degli dèi, al di là del bene e del male. Che è esattamente, invece, ciò che la Serie A sta insegnando agli italiani: la legittimità dell’ineguaglianza.