LA MADDALENA, SIT-IN A OLTRANZA PER SALVARE L’OSPEDALE ‘PAOLO MERLO’
E’ da tempo, troppo tempo, che austerità fa rima con scuola e sanità.Dell’ una e dell’altra ne vediamo le conseguenze giorno dopo giorno.Non c’è revisione di spesa dei governi degli ultimi decenni,di centrodestra o centrosinistra, in perfetta sintonia quanto ai tagli,che non sia intervenuta con sforbiciate anche pesanti per decurtare le risorse da stanziare.Sempre in virtù di quel famoso contenimento della spesa pubblica che non si riesce a far quadrare.E se l’istruzione fa acqua da tutte le parti, non è da meno la sanità.Sono centinaia i piccoli ospedali chiusi o a rischio chiusura a causa dell’austerity: Sardegna e Sicilia si contendono il primato, ma ad avere il fiato corto sono diverse regioni. Al Ministero della Salute fioccano i ricorsi contro i tagli delle strutture con meno di 120 posti letto e punti nascita con meno di 500 parti l’anno. Una situazione che oltretutto aumenta il carico di lavoro sulle strutture maggiori e che può mettere a rischio la salute di chi si trova lontano dai centri di cura.A La Maddalena,il cui arcipelago è considerato uno dei paesaggi più suggestivi al mondo per quel mix spettacolare di mare cristallino e natura incontaminata, ubicata nella punta estrema del Nord della Sardegnaè occupazione a oltranza,come recita lo striscione che fa da sfondo a uno dei diversi banchetti sistemati nell’areadel “Paolo Merlo”, l’ospedale a rischio chiusura.Una mobilitazione, sostengono gli addetti ai lavori, che segue a quella dei “pancioni” di due anni fa contro l’ipotesi di eliminazione del punto nascite e che rientra nella più grande battaglia dei territori a rischio per scongiurare il pericolo di ridimensionamento degli ospedali medio-piccoli. Tra le iniziative, oltre all’occupazione, la sistemazione di un faro di luce davanti al nosocomio per accendere, simbolicamente, i riflettori sui disagi che sta attraversando la popolazione.E’ tutta l’isola a risentire della stretta dell’austerity.E l’occupazione ad oltranza del ‘Paolo Merlo’ vuole essere di supporto anche alle altre strutture che lottano per scongiurare lo smantellamento.“Quando i cittadini protestano in questo modo vuol dire che il grado di insoddisfazione è molto alto”, dichiara il sindaco Luca Montella.Si attendono risposte che la politica è chiamata a dare.Una in particolare. Ridurre gli ospedali in un territorio non sempre equivale alla riduzione della spesa sanitaria complessiva perché spesso le regioni sono chiamate a rimborsare le cure sanitarie dei pazienti che sono costretti a spostarsi in altre strutture ospedaliere. Con costi superiori oltretutto, quando non raddoppiati.L’efficienza della sanità pubblica non deve passare per i tagli alle spese,ribadiscono gli attivisti in prima linea,ma nella riorganizzazione dei servizi di qualità per tutti.Intanto la protesta continua. A oltranza. Per gridare forte e chiaro: “Giù le mani dal Paolo Merlo. No alla privatizzazione della sanità sarda”
