NO AL LAVORO DOMENICALE
Non sappiamo se il governo Lega Cinquestelle limiterà davvero il lavoro domenicale, le vicende del progressivo svuotamento del Decreto Dignità ci inducono ad essere molto prudenti. D’altra parte gli abbracci a Cernobbio tra Salvini e le élites preannunciano un bel po’ di trucchi e raggiri.Ma la lotta contro il lavoro domenicale è una lotta sacrosanta, chiunque sia al governo.Meno persone lavorano nei giorni festivi e meglio è, lo stesso vale per la notte, per i periodi che dovrebbero essere dedicati alle ferie, per gli spazi di vita che si riescono ad avere per sé, i propri cari , i propri interessi. Il movimento operaio si è sempre battuto per sottrarre tempi di vita al tempo di lavoro. Poi con la vittoria dell’impresa e del mercato sui diritti del lavoro e della persona, tutto é stato travolto. Non ci sono più tempi franchi per il mercato, ogni minuto della nostra vita deve essere assorbito da esso. Se ci sono degli arresti in questo nostro precipitare verso la totale trasformazione della vita in merce, essi non sono passi indietro, ma appoggi per la risalita dal baratro.L’apertura festiva dei centri commerciali non è quella degli ospedali. Anzi una società civile e giusta assumerebbe medici ed infermieri affinché, pagati bene e compensati con riposi in più, lavorassero per permettere ai cittadini di fare la TAC anche il sabato e la domenica. Invece i servizi pubblici nei fine settimana sono sempre più scarsi, mentre i centri commerciali funzionano a pieno regime. Agli ipocriti che usano il ferroviere o l’addetto al pronto soccorso per giustificare il lavoro alle casse dei supermercati, dobbiamo solo ricordare che noi vogliamo ancora distinguere tra i lavori indispensabili alla comunità e quelli sui quali si esercita il dominio del profitto. I liberisti distruggono i primi e precarizzano e schiavizzano i secondi.Io non credo che sia una necessità fare la spesa la domenica e non voglio che il tempo di lavoro venga organizzato in modo da costringere tutti a fare la spesa la domenica. E preferisco che si vada nei parchi, nelle città, che lo struscio domenicale si faccia tra le nostre vie invece che nei centri commerciali. E non credo neppure che se questi centri resteranno chiusi, i cittadini compreranno la pasta ed il pane da Amazon. Per regolare la vendita on line non bisogna lasciar sfruttare di più gli addetti ai centri commerciali, bisogna invece sostenere i facchini, i magazzinieri, gli autisti che lottano contro lo sfruttamento nella logistica.Dove i salari sono più alti la domenica non si lavora; nei paesi dell’Europa virtuosa, che ci viene usata come esempio e minaccia quando si tratta di colpire i diritti sociali, in quei paesi il venerdì pomeriggio quasi tutte le attività chiudono e riaprono il lunedì mattina.La minaccia da parte delle imprese di decine di migliaia di licenziamenti, se venisse limitato il lavoro domenicale, da un lato è un bluff, dall’altro segnala ancora una volta il quotidiano regime di ricatto cui è sottoposto il lavoro.“O mangi questa minestra o salti dalla finestra”, questa è la costituzione reale che imprese e mercato hanno imposto al lavoro. Non possiamo abituarci ad essa o addirittura farcela piacere.Fermare il lavoro domenicale è un obiettivo di tutte le lotte contro la schiavitù del lavoro e del mercato. Per questo bisogna darsi da fare affinché agli annunci seguano i fatti, senza curarsi di quel mondo in disfacimento che ruota attorno al PD e che anche sul lavoro festivo riesce nell’impresa straordinaria di opporsi da destra al governo Lega Cinquestelle.
