PUTIN, PER (ALCUN) I MEDIA ITALIANA LA RUSSIA E’ ANCORA COMUNISTA. ED E’ IL VERO NEMICO DELL’OCCIDENTE

PUTIN, PER (ALCUN) I MEDIA ITALIANA LA RUSSIA E’ ANCORA COMUNISTA. ED E’ IL VERO NEMICO DELL’OCCIDENTE

Sarebbe straordinario quello che ho letto sull’ultimo editoriale diEugenio Scalfari(la Repubblica, 9 settembre) se non fosse un ulteriore segnale delladegenerazionedeldibattitopubbliconel nostro Paese e in generale dell’Occidente, Europa in testa. Leggo e “strabilio” vedendo Scalfari definire Vladimir Putin come “leader del comunismo mondiale”. Povero presidente dellaRussia,che si è visto attribuire negli ultimi anni –a partire dal suo discorso di Monaco– una tale serie di crimini: dall’assassinio della Politkovskaja, aquello di Litvinenko,all’abbattimento del Boeing malaysianonei cieli del Donbass in guerra, altentato assassinio di Skripale di sua figlia Julia, al sequestro della (altrimenti com’è ben noto, splendente) democrazia americana in occasione delfamosissimo Russiagate,fino al risultato elettorale del 4 marzo in Italia. Crimine,quest’ultimo, evidentemente così imperdonabile da aver fatto venire le traveggole non solo a Scalfari, ma a tutto ilmainstreamitaliano e internazionale. Scalfari rispondeva connonchalanceall’indignata replicadell’ambasciatore russo a Roma, anch’egli evidentemente sbalordito da quest’ultima accusa. Per lui “il comunismo, pure in modi diversi, è ancora la sostanza politica della Russia”. Frase che riassume, in poche sillabe, tra l’altro, tutta intera larussofobiadei radical-liberal-globalist-integrationist contemporanei. Dallademonizzazione del comunismosi passa senza soluzione di contiguità e di continuità, alla demonizzazione della Russia. Che è, appunto, irredimibile: con comunismo o senza comunismo,la Russia è nemica, punto e basta. Anzi, nel lucido pensiero scalfariano-repubblicano, è la Russia che ha prodotto il comunismo, che dunque è vivo come non mai, essendo la Russia particolarmente vivace negli ultimi tempi su tutti gli scacchieri internazionali. Certo in questa preziosa riflessione Eugenio Scalfari si è dimenticato dellaCinae diXi Jinping.L’ambasciata cinese a Roma avrebbe non pochi motivi per replicare anch’essa a una tale offesa: non per essere stata definita “comunista” (che per Xi Jinping è motivo di orgoglio) ma per non essere stata collocata al suo indubbiamente meritato posto di assoluta preminenza. Certo – così chiosa ancora Eugenio Scalfari – la politica è una cosa “complessa”, visto che“Aristotele lo dimostrò più di 2000 anni fa”, ma come si fa a non considerare comunistaVladimirPutinalla luce del suo “interesse ad un’egemonia nel Mediterraneo centrale”? Di questo passo, ovviamente, dovremmo considerare comunisti anche tutti i presidenti americani daRooseveltin avanti, sempre e incrollabilmente interessati all’egemonia non solo nelMediterraneocentrale ma in tutto il mondo. Verrebbe qui spontanea un’altra domanda a Scalfari: perché mai la Russia o Putin o tutti e due non avrebbero il diritto di essere interessati a estendere l’”egemonia” dove loro conviene?Lo fanno tutti. L’hanno sempre fatto tutti (quelli che potevano permettersene il lusso). Dunque, appunto leggendo anche Aristotele, oltre a Machiavelli, si dovrebbe ricordare che la politica è una cosa complessa, non una chiacchiera da bar trasferita sulle auguste pagine diRepubblica. Uso il condizionale, perché, in realtà, non è questo il centro dell’attenzione di Scalfari. L’egemonia nel Mediterraneo centrale è qui solo la dantesca “donna dello schermo”. Il centro dell’attenzione è inveceMatteoSalvini, che qui viene rappresentato come “una sorta di suo delegato (di Vladimir Putin) in tutte le delicatissime questioni che coinvolgono le immigrazioni dal litorale libico in direzione Europa attraverso l’Italia”. La stravagante e strampalata teoria è appunto il segno della degenerazione di cui ho parlato all’inizio. Salvini “delegato di Putin”? Edelegato, ancor peggio, “in tutte le delicatissime questioni” dell’immigrazione? A parte il fatto che questa definizione sembra totalmente mutuata dalla favoletta secondo cuiDonaldTrumpsarebbe uno strumento nelle mani delCremlino, da dove mai Scalfari ha tratto queste informazioni? Un cenno, unlink, una prova, un indizio, lo vorrebbe portare a sostegno di questa cosetta da niente come l’accusa a Salvini di essere un agente del nemico (eterno) dell’Occidente? Che, nella sua attuale funzione di vice-premier e diministro dell’Internoequivale a un’accusa di alto tradimento. Altrimenti saremo costretti ad attribuire a Scalfari il titolo di“primo complottista emerito”. Ma non è solo colpa sua. Viviamo in un Paese dove (anche grazie aRepubblica) il senso comune è stato ormai abbandonato. Nel mondo virtuale dellefake newsnon ci può essere senso comune. Il senso comune , anzi il “senno”, è finito sulla Luna – questo c’è arrivato sul serio – e ci vorrà un altroAstolfoper andarlo a recuperare.