QUEL PASSO SULLA LUNA
L’astronauta Neil Armstrong per quelli della mia generazione è stato l’apice del sogno di quegli anni favolosi dove musica, cinema, innovazione e pensiero futuro andavano a braccetto, poi sappiamo come andò a finire, tanto che anche il famoso primo passo dell’uomo sulla luna si cominciò a contestarlo, con tutte le ipotesi fantasiose che ne conseguirono.Io quel passo lì lo vidi in uno schermo in bianco e nero con tutti i commenti che venivano dalla tv.Nel 2018 Damien Chazelle decide di riprendere in mano la storia, tumultuosa, del First Man sulla luna.Ryan Gosling ha le sembianze dell’ingegnere civile Neil Armstrong.Questo Primo Uomo girato spesso con camera a mano senza effetti eclatanti è tutto sull’Armstrong uomo, marito, padre e appunto ingegnere.I voli, le esercitazioni, i tentativi, i disastri e i successi sono quasi sempre “reali” senti il bullone tremare e il click dell’interruttore sulla plancia comandi, il portellone che si chiude in maniera pesante, il motore del razzo che si accende facendo vibrare ogni cosa.Il periodo è quello che va dai primi esperimenti inizi sessanta fino al lancio dell’Apollo 11 nel 1969. In mezzo c’è anche, come spesso accade nei film americani, il ricordo delle contestazioni a Johnson e il sogno di Kennedy e la sfida globale con la Russia.Dicevo un film lontano dagli effetti in computer grafica e dalle colonne sonore pompose a cui siamo abituati, ma perfettamente in grado di ricostruire quei momenti unici. La capsula spaziale, la tuta, il casco, i corsi di selezione, le abitazioni, le auto, i vicini di casa tutto è ricostruito più come un documentario che come un colossal.E proprio per questo ti chiedi se fossero pazzi o incoscienti o solo sognatori? Avete presente la tecnologia dell’anno 1969? Da noi si ascoltavano gli Aphrodite’s Child con il mangiadischi rosso, il telefono era nero e fissato al muro, provate ad immaginare un’automobile o un elettrodomestico del 1969, ecco ora pensate all’astronave, non c’era nessun “computer” le funzioni andavano regolate con infiniti interruttori, gli strumenti erano analogici e le comunicazioni tra i diversi centri di ricerca ad Houston erano ancora primordiali.Mi piace credere che lassù il 20 luglio del 1969 Armstrong, proprio per tutti questi motivi, un piede ce lo abbia poggiato realmente.
