ROMA CITTA’ CHIUSA

ROMA CITTA’ CHIUSA

Roma. La capitale d’Italia. Già il termine capitale dovrebbe instillare nelle persone un senso di rispetto, di grandeur, di prestigio. Se poi ci si abbina il nome Roma, in qualche modo la mente non può rievocare i fasti del passato, della caput mundi, di un impero che aveva province ovunque. Figurarsi per quei turisti che arrivano da posti dove il monumento più recente risale al massimo ad un secolo fa, oppure per chi ha solo cemento e fabbriche. Uno dice Roma e ti immagini Gregory Peck, Audrey Hepburn, Ben Hur, Il gladiatore. E invece poi, quando arrivi nella città eterna, trovi er monnezza, brutti zozzi e cattivi, panorami pasoliniani. Come se ciò non bastasse, Roma ultimamente è una città dalle strade chiuse. Temporaneamente chiuse, ma siccome il temporaneo a Roma ed in Italia diviene permanente, il disagio per i cittadini si protrarrà a lungo.  Già fece scalpore due anni fa lo sprofondamento  di una porzione di strada nel quartiere Balduina, con conseguenti danni per abitazioni ed autovetture, poi nel tempo si sono susseguiti episodi analoghi, e se Circonvallazione Appia risulta ancora chiusa dal 22 marzo, sempre a causa di una voragine nell’asfalto, nell’ultima settimana si sono aperti altri crateri, di cui uno nel centralissimo quartiere di Trastevere. Per ognuna di queste emergenze viene disposta la chiusura della strada con relativa modifica alla viabilità, ed in alcuni casi purtroppo non si può far altro che costringere gli utenti ad un girotondo infernale. Ma cosa causa queste voragini? La risposta più ovvia è la mancanza di manutenzione, ma sarebbe superficiale e soprattutto assolverebbe più di qualcuno. In primo luogo bisogna ricordare che la dispersione dell’acqua derivante dalle condotte idriche malridotte è causa di sgrottamenti continui, e non serve uno scienziato per capire che l’acqua scorrendo porta via materiale necessario al consolidamento. Sotto Circonvallazione Appia ad esempio si potè notare uno strato di asfalto risibile, e solo un miracolo impedì una disgrazia vera. Inoltre, a Roma, chiunque debba effettuare un intervento, prende e scava, che si tratti di cavi elettrici, di comunicazioni, di un allaccio fognario. Ovviamente questi lavori continui, con conseguenti toppe, generano fratture nell’asfalto, che seppur ripristinato successivamente, durante i lavori subisce infiltrazioni, smottamenti. A Roma le gallerie di servizio sono inesistenti, cosicchè per un intervento anche minimo bisogna scavare, e nessuno ha mai preteso la realizzazione di condotti per poter lavorare senza necessità di scavi. E poi a Roma ci sono i famosi sanpietrini, famosi in tutto il mondo ma assolutamente inadeguati per il tipo di circolazione attualmente in atto. Si pensi ai pullman turistici, ai bus, ai camion. L’ultimo colpo di genio poi è stato accorpare i municipi, ovverosia rendere i territori ancora più grandi, quindi più difficili da controllare, tutto per risparmiare sulle spese delle giunte politiche. In sostanza, a Roma si decise che ogni municipio avrebbe avuto una mini giunta politica per mettere in contatto i cittadini con i referenti sul territorio. Poi ci si accorse che queste giunte costavano, quindi, invece di andare a ritoccare i costi della politica in modo diretto, si è deciso di allargare i confini dei territori, eliminando in tal modo ben 4 municipi. Ma controllare un territorio ampio a livello tecnico presuppone un incremento di personale, che invece è rimasto lo stesso, spalmato su una realtà maggiore. Però si progettano isole pedonali, piste ciclabili, feste del volemose bene, ma non esiste alcuna volontà di risolvere i problemi di una città ormai alla deriva. Si tolgono posti auto per far circolare comodamente autobus e tram, in deroga al buon senso, quando non ai regolamenti. In via Emanuele Filiberto si sta scavando per apporre cordoli che delimitino la corsia riservata ai bus, ma se il traffico è bloccato il bus non passa lo stesso, perché alla corsia non ci arriva. Ed il traffico è bloccato perché non si mette mano ai progetti, ai veri progetti, alla famosa onda verde dei semafori ed ai corridoi di ingresso e di uscita dalla città, come nel caso della Tangenziale Est, per cui un genio ha previsto la medesima complanare per uscire e per entrare. Roma è una città chiusa, per tutti, per chi gira a piedi, per chi deve lavorarci, per chi ci abita. E rispecchia la mentalità chiusa di chi l’ha amministrata in passato e di chi la amministra ora. Ci si legge alla prossima voragine.