STRAGE DI LOS ANGELES: LA VITA DA SET DEGLI AMERICANI

STRAGE DI LOS ANGELES: LA VITA DA SET DEGLI AMERICANI

Ricordo di aver visto almeno dieci film americani girati a Hollywood con questo copione: Ron Helus, veterano delle forze dell’ordine, 29 anni di esperienza allespalle e la lettera di pensionamento pronta sul tavolo, in uno dei suoi ultimi giorni di servizio pubblico, muore assassinato da un demente criminale di 20 anni che odiava il mondo .L’America è sempre iper-realista.Non a caso sono stati loro (giustamente) a inventare questo movimento pittorico e letterario negli anni’60.Chi ha vissuto in Usa sa che l’aspetto più sorprendente nel vivere in quel paese (soprattutto Los Angeles e Manhattan) consiste nel pensare di stare sempre sul set di un film.Oggi si piangono i morti ed è comprensibile lo sconcerto.Assistiamo alla consueta retorica da parte di tutti nel contare già 13 morti innocenti e diversi feriti gravi.Pochi, pochissimi e rari, sottolineano il fatto che questo bar famoso si chiama “Borderline” e sembra uscito dalla fantasia di Quentin Tarantino. E’ un luogo dove si fa a gara a chi è più fuori di testa, ma essendo esclusivo e mitomane, attira avventurosi edonisti e frustrati odiatori mescolandoli a divi e divette o aspiranti tali.Un cocktail micidiale.Ma è la vita quotidiana in Usa che è diventata micidiale.E non mi sembra proprio il caso di importarla.