VIA DALL’EUROPA?

VIA DALL’EUROPA?

Abbiamo una Storia piena di accordi, convegni incontri che non sono mai serviti ad evitare guerre.Nel 1925 gli Accordi di Locarno dovevano ripristinare le relazioni fra Francia e Germania, dopo la prima guerra mondiale e all’occupazione francese della Ruhr. Nel 1933 il Patto a quattro fra Italia, Francia, Germania e Inghilterra, che doveva servire a mantenere la pace in Europa, non produsse alcun risultato, così come furono inutili il Fronte di Stresa nel 1934 e, soprattutto, la Conferenza di Monaco del 1938 con cui si intendeva scongiurare la seconda guerra mondiale. In tutte queste circostanze, l’ipotesi di accordi fra nazionalismi e regimi autoritari, ciascuno dei quali animato dalla volontà di difendere le proprie ambizioni di primato, si scontrarono proprio contro le singole pretese “irrinunciabili”. La Storia del Novecento dimostra quindi, come non sia servita la diplomazia, rapporti multilaterali e neppure alleanze stabili tra Paesi con governi originati dal consenso sulla difesa estrema degli interessi nazionali, destinato non di rado a sfociare nella teoria della “superiorità”. Ricordo che la Germania di Hitler dopo aver condiviso con Mussolini l’Asse Roma-Berlino per fondare una visione del mondo retta dall’accoppiata nazismo-fascismo, non esitò a firmare con la Russia di Stalin, nell’estate del 1939, il Patto di non aggressione, che prevedeva la spartizione della Polonia tra nazisti e comunisti. Non voglio fare complete analogie tra i sovranismi attuali e i regimi degli anni Trenta, tuttavia, mi pare di poter dire che, se un Paese costruisce il racconto politico della propria “identità” in forte contrasto con quella di altri, qualsiasi tentativo di tenere insieme in maniera stabile e coerente schieramenti composti da differenti “nazionalismi” risulta fragilissimo, alla lunga impossibile. Se alle elezioni europee vincessero le forze che si dichiarano sovraniste, è molto probabile, almeno in base all’esperienza della storia contemporanea, che l’attuale quadro dell’Europa, a cominciare dalla moneta, verrebbe cancellato per essere sostituito da un equilibrio molto instabile e, inevitabilmente conflittuale, di singoli attori in ordine sparso, incapaci di definire una linea comune e facile preda delle politiche internazionali di Stati Uniti, Cina e forse persino Russia. La fine dell’Europa non produrrebbe un’altra Europa. I sovranisti sostengono che il loro successo metterebbe fine all’Europa di Maastricht, sostituita da un insieme di nazioni, ciascuna delle quali impegnata nel rivendicare il primato, pressoché assoluto, dei propri cittadini. In questa prospettiva, dominata dalla autoreferenzialità, tuttavia esiste una contraddizione di fondo confermata da vari esempi storici.Al di là dei singoli contenuti programmatici degli schieramenti in competizione, in un quadro non ancora definito, appare utopia immaginare che i nazionalismi sovranisti possano trovare reali punti in comune. Insomma, mi è impossibile pensare che forze politiche il cui slogan risulta sintetizzabile nella rigida affermazione delle pretese nazionali, sia in tema di blocco dell’immigrazione, sia di politiche doganali protezionistiche, sia di concorrenza fiscale, possano trovare punti veramente condivisi.E così, una volta gridata l’ostilità all’attuale struttura europea ed espresso l’odio verso gli “euroburocrati” e nei confronti dell’euro, moneta artificiale e senza cuore, è praticamente impossibile per i sovranisti riconoscersi in un programma comune.I sovranismi nazionali infatti sono, per loro stessa definizione, inconciliabili perché non ammettono compromessi e non accettano forme di condivisione con altri nazionalismi. Il gruppo di Visegrad o la destra nostalgica tedesca non possono certo accogliere il caldo invito del sovranismo italico fondato sul motto “prima gli italiani” ed anche l’idea che “ognuno sia padrone a casa propria” non permette reciproche aperture tra i vari Paesi né in materia di immigrazione, né in materia di dazi né, tantomeno, in tema di parziale rinuncia alle prerogative nazionali in nome di un progetto sovranazionale.La storia fornisce esempi numerosi in tal senso. L’Europa così è un fallimento. Dobbiamo cambiare totalmente rotta, perché in realtà abbiamo solo la stessa moneta.Ma l’Europa dei popoli europei va costruita politicamente, non con l’austerità o il primato di uno due nazioni, ma con un concetto di federazione ed un modello economico unico ed unito, un pil europeo che tenga conto della qualità del vivere oltre che dei numeri.No a questa Europa. Ma Sì all’Europa. Se ci si sfila, non ci sarà un’altra Europa. Rifondiamo l’Europa. Intanto la prima battaglia è con i partiti socialisti, contro le destre e i sovranismi.Andrea Camilleri, Marco Revelli, Barbara Spinelli, Paolo Flores d’Arcais, Guido Viale, Luciano Gallino che avevano dato vita all’Altra Europa con Tsipras avevano visto bene. Come al solito poi il mondo della sinistra, cambia, si divide, si riforma, una varietà di distinguo incomprensibili ai più. E Tsipras lo hanno massacrato i tedeschi. Ciò non significa che non dobbiamo riprendere ed allargare quell’esperienza, guardando anche a Podemos e ai Verdi tedeschi e a tutto ciò di socialista che voglia aggregarsi.Un’altra Europa ci vuole e bisogna limitare i danni di questa Italia. Eleonora Forenza, Elly Schlein sono una garanzia, ma anche altri nuovi o da confermare. Vi invito a leggere anche questo Huff. molto interessante ed a prendere atto che occorre rifondare l’Europa.