” PER ME NON C’E’ NESSUN POSTO”. QUELLA RICHIESTA DI AIUTO SUL MURO

“There’s nowhere for me to be”, ovvero“Per me non c’è nessun posto”. Una frase compare sul muro dell’istituto Liceo Brocchi di Bassano del Grappa, lasciata lì da una mano di cui ancora non si conosce nulla, una frase scritta forse nel tentativo di catturare l’attenzione degli sguardi che si sarebbero trovati a leggerla.Una“stranezza”dei tempi in cui si“comunica”tutti i giorni ma lo si fa nascondendosi dietro schermi, quasi come a volersi cautelare dalla realtà, a non farsi coinvolgere totalmente. Siamo poi così certi che questo equivalga davvero a comunicare?Si parla di se stessi in terza persona spesso, come a voler lasciar scivolare i contenuti verso altri, come se non fosse di chi scrive o ne parla la vita di cui si narra. Ma non in questo caso, qui non accade, ci si espone in prima persona, anche se poi si resta comunque nascosti. Non vi sono dubbi che dietro a questa frase, lasciata lì per chi ne venisse a conoscenza si celi una richiesta di aiuto.La comunità scolastica, non ha ignorato questo appello, le parole usate hanno colpito la sensibilità della comunità del Liceo Brocchi e sia i ragazzi che i docenti hanno offerto la loro disponibilità ed hanno confermato il loro esserci attraverso numerosi post-it che sono stati apposti sotto alla scritta dell’“ignoto alunno”. Le frasi utilizzate sono rassicuranti e forse è proprio di questo che questa persona aveva bisogno: della conferma di non essere invisibile. Si legge su questi foglietti:“Se hai bisogno noi ci siamo”, “C’è un posto per ciascuno. Vieni, la porta è sempre aperta”.Sicuramente tra i ragazzi ci sarà chi si è identificato in quella sensazione di vuoto e di solitudine esistenziale, ma forse anche nel timore di comunicare, soprattutto quando si attraversa la fase dell’adolescenza che resta sempre un momento delicato per chi si ritrova a viverla.Il timore di essere ritenuti non in grado di stare al passo con i tempi, oppure di essere troppo sensibili per un mondo che distrattamente corre veloce dimenticandosi di chi resta indietro .Non sono mancate anche le belle parole usate dalla Preside dell’Istituto:” la scuola è la casa di tutti”e aggiunge:“Non sappiamo chi abbia scritto quella frase, ma non è un atto vandalico La terrò per 2-3 settimane, poi la farò togliere, ma non sporgerò denuncia. Non fissiamoci sul muro sporcato. Io, invece, mi voglio concentrare sul contenuto di quella frase, la scuola non è fatta solo di tecnologie, ma anche di rapporti umani e culturali. La scuola, come ripeto spesso, è la casa di tutti, nel senso che tutti, i ragazzi, ma anche i docenti ed il personale, devono considerarla come ambiente aperto, accogliente”. Nella circolare che ha inviato a tutti i ragazzi, ha voluto chiudere con un messaggio rivolto al misterioso alunno e condiviso anche dai docenti: “C’è un posto per ciascuno. Vieni, la porta è sempre aperta, non serve nemmeno bussare”.Una preside che non si sofferma solo al muro materiale in qualche modo“sporcato”, ma guarda anche a quel muro che a volte si innalza per difendersi o forse solo per il timore che facendolo cadere ci si ritrovi spiazzati e non compresi.La scuola è la casa di tutti, un luogo che nonostante arranchi tra strutture da migliorare, mancanza di supporti adeguati, insegnanti poco apprezzati e discutibile sicurezza, non perde l’occasione per dimostrare che i giovani che la vivono non sono poi solo dei ragazzi indifferenti e viziati, ma sono attenti e disponibili a tendere la mano a chi sta attraversando una difficoltà che conoscono bene e che racchiude tutto il loro bisogno di essere considerati ed ascoltati, anche e soprattutto attraverso i gesti.La mano sconosciuta che ha lasciato questo messaggio è circondata da attenzione, sensibilità e calore umano, deve solo afferrare le tante mani tese e accoglierle nella sua. Ci auguriamo lo faccia presto e smetta così di sentirsi senza un posto che lo attenda, perché è lì che lo sta aspettando.