“SULLE SUE SPALLE”, IL DOCUFILM DA NOBEL DI NADIA MURRAD

“SULLE SUE SPALLE”, IL DOCUFILM DA NOBEL DI NADIA MURRAD

È stato consegnato ieri il Nobel per la Pace a Nadia Murrad ed è di questi giorni la proiezione del docufilm che ne narra la storia. “Sulle sue spalle”, rimarrà nelle sale fino a domani 12 Dicembre, con l’intento di costringere i nostri occhi assopiti a ripercorrerela tragedia che colpì la ragazza poco più di quattro anni fa, quando l’Isis attaccò Sinjar, sua città natale, sterminandone l’intera famiglia. Era il 3 Agosto, Nadia di anni ne aveva solo 20 e mai avrebbe messo in conto che un giorno sarebbe stata catturata dai soldati del feroce esercito. Lei, insieme ad altre cinquemila donne e bambine, fu fatta schiava, comprata e venduta più volte da quegli stessi soldati che le inflissero ogni tipo di violenza, fisica e non. Ed è per un semplice atto di generosità della sorte che è riuscita a fuggire e mettersi in salvo. Una sorte per la quale Nadia prova un’eterna riconoscenza, ed è per questo che ha deciso di fare sua la missione di raccontare a tutto il mondo l’atroce accadimento. Un mondo sempre più indifferente, sempre più “al di là dello schermo” che al di qua; un mondo al quale cerca di far arrivare le proprie parole, non solo attraverso la propria voce:edito dalla Mondadori “L’ultima ragazza”, è il libro in cui racconta la sua storia di superstite, accompagnando quindi la voce alla potenza dello scritto. “Essere sopravvissuta a un genocidio porta con sé grandi responsabilità (…) Aver perso i miei fratelli, mia madre e molti membri della mia famiglia è una responsabilità che io prendo molto sul serio. Il mio ruolo di attivista non riguarda solo la mia sofferenza, ma la sofferenza di tutti. Raccontare la mia storia con tutti i suoi orrori non è un compito facile, ma il mondo deve sapere. Il mondo deve sentirsi moralmente responsabile ad agire e se la mia storia può spingere i leader mondiali a fare qualcosa, allora devo raccontarla”. Una missione che ieri, 10 Dicembre, l’ha fatta volare fino a Oslo per andare a prendere il proprio Premio, in condivisione con il medico congolese Denis Mukwege, specializzato in ginecologia e ostetricia e noto per essere il massimo esperto mondiale nella cura dei danni fisici causati da stupro.Premiato al Sundance Film Festival, “Sulle sue spalle” ci fa vivere, momento per momento, la tragedia, cercando di dare uno scossone all’opulenta banalità occidentale, con l’obiettivo di distogliere lo sguardo dal proprio orto, per immergerci in toto nel vasto terreno in cui è collocato, sconquassato da inquinamento e parassiti. Un film di qualità, di cui Nadia non avrebbe mai voluto essere protagonista, e viene facile pensare che con un personaggio e soprattutto un racconto così forte il rischio di fiasco sarebbe stato remoto. Ma quella del “grande personaggio” e del grande racconto è un’arma a doppio taglio, poiché a quel punto la sfida diventa quella di creare un prodotto che sia di livello almeno quanto l’oggetto della sua narrazione. Devi dimostrarti all’altezza, in altre parole, e in questo senso la risposta della regista Alexandra Bombach, è stata più che positiva.