QUANDO LA MEMORIA DIVENTA SCOMODA

QUANDO LA MEMORIA DIVENTA SCOMODA

DI EMILIO RADICEosa scomoda, una cosa che da fastidio, anche un poco indecente, comunque poco adatta a chi ha lo stomaco e la coscienza delicatucci, perchè fa precipitare nella realtà tutta l’ipocrisia, il perbenismo, le doppie morali. La realtà, quella dei morti ammazzati nei campi di concentramento nazisti e fascisti, non si deve vedere e dunque Facebook ha oscurato la fotografia che io avevo pubblicato ieri sulla mia pagina, quella della ruspa che sgombera i corpi dei deportati uccisi nello sterminio, una di quelle dell’Olocausto. Qualcuno mi aveva accusato di sciacallaggio, altri di offesa alla sacralità del ricordo. Perché è bello riempirsi la bocca di formali principii, “io non sono razzista”, “non sono contro di loro ma…”, “la legge è legge per tutti”, salvo poi sbattere il naso contro quello che gli uomini hanno fatto e possono fare davvero. Sbattere il naso contro la vera Memoria. Io vorrei che tanti fra quelli che si nascondono dietro il loro perbenismo andassero dai loro padri e dai loro nonni e che li interpellassero, che chiedessero loro come era sotto il fascismo, come era potuto accadere che vicini di casa venissero bollati con la stella gialla, che il negoziante sotto casa fosse costretto a chiudere, l’insegnante ad abbandonare la cattedra, il compagno di banco a sparire. Vorrei che chiedessero in nome di quali leggi e circolari e ordinanze questo era potuto accadere e se questo era bastato a tenere nel sonno le loro coscienze. Chiedete ai nonni e chi non li ha più chieda ai padri e alle madri se al loro tempo, quando erano giovani, avessero mai interpellato su questo i loro genitori. E se non lo hanno fatto chiedetegli perché, nonostante l’orrore, nonostante la Memoria pulsante. E chiedevi anche perché Fb censura una immagine che appartiene alla Storia. Anche Gesù Cristo in croce, con i chiodi che gli spaccano le mani e i piedi, con una corona di spine che gli lacera il cuoio capelluto, è una immagine violenta, violentissima. E’ forse la più antica delle immagini della Memoria. Pensateci, date spessore a questa parola, dategli vita. Senza censura