IN YEMEN I BAMBINI MUOIONO DI FAME

«In un ospedale nel nord dello Yemen ho visto bambini esausti dalla fame, troppo deboli persino per piangere. Questa guerra rischia di uccidere un’intera generazione, costretta ad affrontare quotidianamente non solo la fame ma anche le bombe e le malattie». La denuncia arriva da Helle Thorning-Schmidt, CEO di Save the Children International, Ong che lancia l’allarme su una situazione ormai insostenibile. La carestia nel Paese, dopo tre anni di guerra civile, ha tra le sue terribili conseguenze la malnutrizione di 5 milioni e 200 mila bambini. Il cibo scarseggia e quello che si trova ha costi elevatissimi. «Ogni giorno milioni di bambini non sanno quando avranno il loro prossimo pasto» dice Helle Thorning-Schmidt. «L’80 per cento dei bambini dello Yemen, e parliamo di 11 milioni, ha un disperato bisogno di assistenza umanitaria» aggiunge Cristophe Boulierac, portavoce dell’Unicef a Ginevra. «I servizi sociali funzionano a malapena e tutto il Paese è sull’orlo del collasso. Le già deboli infrastrutture civili, compresi le reti idriche, le scuole e gli ospedali, sono sotto attacco». Quando mancano i servizi essenziali i bambini sono i primi a soffrire, perché tra i primi, per esempio, ad ammalarsi di difterite, ricomparsa nel Paese (era dal 1982 che non si registravano casi). Oppure di colera: lo scorso anno lo Yemen ha visto la peggiore epidemia mai registrata con un milione e 100 mila infettati dall’aprile 2017 e oltre 2.300 vittime. A tutto ciò si aggiunge una scuola che non c’è. Oltre 2.500 edifici scolastici sono fuori uso: due su tre sono stati danneggiati da attacchi aerei o combattimenti via terra; uno su tre è chiuso e il 7 per cento viene utilizzato dai gruppi armati oppure come rifugio dalla popolazione sfollata. «Quest’anno 2 milioni di bambini non frequenteranno le lezioni» dice Cristophe Boulierac. «E altri 4 milioni di studenti della primaria, soprattutto nelle province settentrionali, potrebbero non trovare più gli insegnanti, che non ricevono lo stipendio da circa 2 anni e hanno dovuto cercare lavori diversi per sopravvivere». I bambini che non vanno a scuola rischiano di finire a combattere, se maschi (a oggi sono oltre 2.635 quelli reclutati e utilizzati da forze e gruppi armati). Mentre le femmine sono destinate a matrimoni precoci (quasi la metà delle spose ha meno di 15 anni). Da metà giugno la guerra civile in Yemen si è inasprita e l’offensiva delle forze filo-governative sulla città di Hodeidah, l’unico porto rimasto in mano ai miliziani sciiti filo-iraniani houthi, potrebbe aggravare la situazione dei civili. Dal porto transita il 70 per cento degli aiuti umanitari.«L’interruzione delle forniture che passano attraverso il porto marinaro di Hodeidah nel Mar Rosso potrebbe causare una fame senza precedenti» spiegano a Save the Children. «Qualsiasi tipo di chiusura metterebbe la vita di centinaia di migliaia di bambini in pericolo immediato mentre spingerebbe altri milioni verso la carestia». Un recente rapporto delle Nazioni Unite sulla violazione dei diritti in Yemen, realizzato da una commissione di esperti di diritti umani, denuncia almeno 6.500 vittime e 16.706 feriti tra la popolazione civile nel periodo compreso tra marzo 2015 e giugno 2018, e sottolinea che il numero reale è con ogni probabilità ancora superiore. I civili sono diventati un obiettivo negli attacchi a scuole e ospedali, mercati e quartieri residenziali, eventi come matrimoni o funerali. «Tutte le parti in conflitto stanno violando le leggi internazionali, in alcuni casi si tratterebbe di veri e propri crimini di guerra» dice Sylvia Ghaly, direttore Advocacy in Yemen di Save the Children. E come sempre, a pagare il prezzo più alto della guerra, assurda come tutte le guerre, sono i bambini.