2030: EMMA BONINO E PUBLIO TERENZIO
Negli anni Settanta iradicalihanno fatto molto per idiritti individualiin italia. Le battaglie contro l’abrogazione della legge sulDivorzioe contro l’abrogazione della legge sull’abortosono state epiche. Ancora oggi portano avanti battaglie importantissime per regolare le situazioni limite afine vita. Queste battaglie di progresso li hanno fatti guardare con simpatia da un pezzo diSinistraattenta ai diritti civili ed hanno fato dimenticare che i radicali sonoliberisti. E nel loro liberismo, sono centrali tutte le battaglie per uno Stato ridotto all’osso e contro i partiti politici. Ricordate le battaglie di Pannella contro lapartitocrazia? Non è che io voglia difendere unostato elefantiacoche si infiltra ovunque e limita le libertà e le iniziative individuali quel ruolo in Italia lo ha svolto ilFascismo. Solo non vorrei buttare a mare quanto di buono le lotte del dopoguerra hanno portato alla mia generazione e il riflusso sin dagli anni Ottanta sta togliendo ad una ad una ai nostri figli. Ilwelfare state, lo stato del benessere con lascuola pubblica, lasanità pubblica, lepensionie lasicurezza socialenon sono da buttare via. Da buttare via ci sono le inefficienze. Proprio quelle che hanno mostrato e mostrano più resistenza alle #riforme. Ridurre il numero dei letti in un ospedale è più facile che ridurre gli acquisti di apparecchi elettromedicali inutili e ridurre il numero di insegnanti per alunno, creando classi enormi e ingovernabili, è più facile che ridurre gli i trattamenti economici stipendi di alcune categorie Tra le cose che l’Italia aveva di buono c’era la scuola pubblica. L’hanno dissanguata. Hanno un bel dire gli economisti che la formazione delle persone è vitale per la crescita di un Paese. Da noi sulla scuola si risparmia. La cosa tragica (e qui torniamo ai radicali) è che la demolizione della scuola non si persegue solo per riduzione progressiva dei fondi, la stanno progettando anche comeriduzione degli obiettiviche le sono attribuiti: basta con la scuola strumento di mobilità sociale. Basta coi figli di contadini e di operai che possono diventare medici e direttori di banca. la scuola secondo la Bonino (e si trova in numerosa compagnia) soprattutto deve formare i ragazzi allavoro. Non fatevi buggerare la scuola deve formare persone equilibrate: di quale lavoro parlano? operatori di call center? montatori di computer, venditori di telefonini? In una società che cambia alla velocità della luce, coi suoi sistemi di produzione e di consumo?Un ragioniere, che ricordasse perfettamente quanto ha imparato vent’anni fa in un buon istituto tecnico, oggi non saprebbe da dove iniziare. Allora è possibile che la scuola oggi debba insegnare ad imparare? d’altro canto anche chi va all’Università senza una buona scuola alle spalle è sostanzialmente un ignorante.Vi sarà capitato di chiedervi a che serve conoscere letragedie greche, iclassici latini,laletteraturaitaliana, lastoria,lafilosofia. Non voglio usare argomenti noiosi, ma un brano degli “Articolo 31” “Tanta nostalgia degli anni ’90,quando il mondo era l’arca e noi eravamo Noè,era difficile, ma possibile,non si sapeva dove e come,ma si sapeva ancora perché” è l’ultimo pezzo la chiave: la Bonino vuole che la scuola insegni il dove e soprattutto il come. Quello che serve ai giovani italiani, bombardati dalleweb seriese dalle pubblicità è ragionare sulperché. Questo forse potrebbe renderli consumatori meno voraci e non lavoratori immediatamente pronti all’uso, ma magari potrebbe dare loro armi più efficaci per cercare lafelicità. Avete notato quanta disperata violenza si è diffusa nel nostro mondo? Quanti omicidi – suicidi, quanto uso di droghe quanto sesso di rapina? Ritratto di Publio Terenzio Afro (Cartagine, 190-185 a.C. circa – Stinfalo, 159 a.C. ), Commediografo. Incisione di Desvochers, 1740. C’è bisogno di più Rodari e meno videogames, di più Leopardi e meno Lost. Di più Sofocle ed Eschilo, Euripide e Terenzio, per ricordarci che il dolore (e prima o poi lo abbiamo incontrato tutti) non è un peso che grava solo sull’individuo, ma qualcosa che ci accomuna, tutti e che fa parte della nostra umanità. Da sempre.
