L’AIA . LA MESSA SENZA FINE PER SALVARE UNA FAMIGLIA DI IMMIGRATI

L’AIA . LA MESSA SENZA FINE PER SALVARE UNA FAMIGLIA DI IMMIGRATI

In Olanda, nella piccola chiesa di Bethel a L’Aia, si sta tenendo una messa iniziata 50 giorni fa e non ancora finita. Va avanti dalle 13:30 del 26 ottobre, 24ore su 24, celebrata da decine di sacerdoti che si danno il cambio l’uno con l’altro affinché la funzione non si interrompa mai. Nemmeno per un solo istante. E altri 400 sacerdoti stanno arrivando da tutto il Paese per dare una mano. Questo perché in quella Chiesa c’è una famiglia di immigrati – padre, madre e tre figli – che rischia l’espulsione in Armenia, da dove è fuggita nel 2010. E secondo la legge olandese “General Act on Entry”, la polizia non può entrare in un luogo di culto, mentre la funzione è in corso. Così il sacerdote di quella chiesa ha dato inizio a una messa senza fine. E da un mese e mezzo protegge, con altri volontari, quella famiglia. Ci sono due modi di essere cristiani, oggi. Un modo si manifesta con battaglie politiche, telecamere, giornali, post e video lacrimevoli di politici per difendere da attacchi inventati una famiglia di cartapesta, inanimata, alta pochi centimetri, che fino al 6 gennaio fa da addobbo con un bue e un asinello alla casa, ai doni e alle tavolate in famiglia durante le quali qualcuno probabilmente inveirà con la bocca piena di ogni ben di dio contro questi immigrati che ci rubano il pane. L’altro modo di essere cristiani oggi è proteggere una famiglia in carne e ossa, che vive oggi, che respira, che soffre, che ha paura, che ha bisogno di carità cristiana, che ha bisogno di quell’accoglienza che la parola dei cristiani professa e che riceve aiuto incondizionato e totale da chi si sacrifica e sfida la legge in nome di ciò in cui crede. Quello di Bethel, per l’Europa davvero cristiana, dovrebbe essere il vero presepe da difendere in questo fine 2018.