NO CREDITI NO IMMATRICOLAZIONI: GLI OVER 30 ABBANDONANO GLI ATENEI

Periodicamente, sia l’Istat che l’Ocse, nei loro report, posizionano il nostro Belpaese come fanalino di coda per numero di laureati e diplomati.Penultimo in Europa, solo 1 italiano su 4, di età compresa tra i 30 e i 34 anni può fregiarsi del titolo di dottore. Benché si registri una leggera percentuale di crescita rispetto al 2008, l’Italia, in questo decennio non è riuscita ad accorciare il gap con l’Ue, arrancando paurosamente agli ultimi posti. Un trend negativo confermato in questi giorni anche dall’Anvur,l’Agenzia nazionale di valutazione e ricerca del sistema universitario, che, nel sottolineare la ripresa delle immatricolazioni, soprattutto per le lauree brevi (290.000 nel biennio 2016/18, a fronte delle 270.000 precedenti, ma comunque nettamente inferiori alle 330.000 del triennio 2002.2005),ha evidenziato il calo in picchiata del numero degli iscritti degli over 30 che si iscrivono all’Università. Un crollo a dir poco pauroso:nel 2018 sono stati solo 7.700, contro i 21.700 del 2007 e i 35.000 del 2004. Nel corso dell’ultimo decennio il numero degli over 30 è diminuito di ben due terzi, crollato in particolar modo tra il 2010 e il 2013.La causa principale di questa inarrestabile disaffezione, secondo l’Anvur, sarebbe da attribuire alla riforma dei creditiche ha interrotto, in pratica eliminato, il riconoscimento di quei crediti universitari relativi all’esperienza lavorativa precedente. Riconoscimento che aveva il merito di agevolare il conseguimento della laurea tagliando dal programma di studio alcune materie per le quali si presupponeva che gli studenti avessero già maturato una buona dose di conoscenze ed esperienza.Motivazione, questa, che seppur plausibile, potrebbe non essere la sola.L’indice è da sempre puntato sulle tasse universitarienote per essere troppo elevate a fronte delle risorse investite in sedi e personale, e sull’istruzione tutta, decisamente scarse: un risicato 4% del Pil rispetto al 5,2% della media Ocse. Tasse che oltremodo, già di per sé, non incoraggiano le giovani matricole, figuriamoci gli over 30 che sempre più spesso devono accontentarsi di lavori a tempo e sottopagati. Da qui la fuga dagli atenei da parte delle matricole “mature”che decidono pertanto di dire addio al sogno di completare un percorso formativo universitario mantenendo lo status quo di istruzione. Lasciando all’Italia la maglia nera per numero di laureati. Fenomeno che investe anche il numero dei diplomati, il 60,9% rispetto al 77,5% della media europea. Disparità di genere fra i titolati, le donne più istruite degli uomini e in costante aumento come numero sia per i diplomi che per le lauree. E’ l’ennesima istantanea, questa dell’Anvur, sullo stato di sofferenza in cui versa il nostro Paese.Sono troppo pochi i laureati e troppi, tra quei laureati, coloro che mettono in valigia sogni, aspettative e pochi abiti per cercare all’esteronuove e migliori opportunità di lavoro e di vita. La fuga dei cervelli, un esodo inarrestabile: circa 3mila ogni anno. Un’emorragia di talenti in fuga da un’Italia che non saprebbe cosa farne, una grave ferita economia e sociale. Una disaffezione dovuta alla constatazione, sempre più evidente, che il percorso di studi, costato sacrifici e risorse economiche non indifferenti, una volta ultimato, si potrà al massimo incorniciare.