BELLE CIAO

BELLE CIAO

Il 6 ottobre il Globe Theatre di Roma, dove vanno in scena le opere di quel misogino di Shakespeare, diventa il Teatro delle donne, il luogo di una grande assemblea pubblica delle donne della Cgil, perché “tutte insieme, vogliamo tutto!”.E “vogliamo tutto”, perché alle donne sono state fatte dalla politica molte promesse mai mantenute: nel lavoro, nei servizi, nei ruoli sociali, nella rappresentanza…In questo teatro, dove – ironia del caso – è appena andata in scena “La bisbetica domata”, le donne della Cgil intendono rovesciare il tavolo e con “Belle Ciao” (questo il titolo della giornata) propongono una piattaforma rivendicativa che individua non solo le mancanze – tante volte denunciate – ma indica gli strumenti di intervento per “scioccare” l’esistente, per uscire dalla melma appiccicosa di belle parole e buone intenzioni e incominciare concretamente azioni a favore delle donne; azioni pubbliche che siano volano per quelle private.L’iniziativa Cgil non è isolata, e non nasce in una morta gora del movimento delle donne, tutt’altro: poche settimane fa a Rimini ben più di cento associazioni di donne (c’era anche Cgil) si sono ritrovate al “Network Day”, un incontro “per una politica dei diritti”, partendo dalla Costituzione. E c’è fermento e discussione sul ruolo del movimento femminile in una società in cui troppi diritti, non solo delle donne, vengono calpestati.Con “Belle Ciao” si parte e si riparte dal lavoro, che è il nodo da cui tutto si sviluppa in una società: non solo l’economia familiare, ma il ruolo e la rappresentanza delle donne, la cultura stessa di un Paese che oggi sembra più vicina al “Petruccio” shakespeariano (che soggiogherà la ribelle Caterina con umiliazioni e privazioni) che a un ideale di democrazia compiuta.“L’orgoglio di essere portatrici della cultura della differenza e la rivendicazione della parità di genere non sono più sufficienti”: è l’incipit del documento che analizza la situazione occupazionale, che pone il problema della quantità ma anche della qualità del lavoro, della disparità salariale, delle molestie, che ripropone fortemente il tema dei servizi mancanti. E che denuncia “Quando parliamo di donne e lavoro non può non saltare agli occhi l’enorme difficoltà delle donne ad accedere a posti apicali in tutti i settori. Nonostante i passi in avanti fatti negli ultimi anni, infatti, sono ancora pochissime le donne nei Cda, in alcune professioni, nei posti direttivi. Quando questo accade anche nelle istituzioni, nella politica e nel sindacato è una sconfitta ancora più grande, perché proprio dalla politica e dal mondo associativo deve invece proporsi un modello diverso”.Accanto al lavoro, la salute: perché la salute non è “neutra”, e parlare di salute oggi significa anche parlare di legge “194”, di welfare, di sicurezza. “Le donne – è scritto nel documento – vivono più a lungo degli uomini, troppo spesso questo vantaggio diventa svantaggio. Sono più povere perché percepiscono pensioni più basse; sono più a rischio, nell’ultima fase della vita, di malattie croniche o di non autosufficienza; sono spesso sole perché vedove”. Perché senza un cambiamento reale, le disparità per le donne ci sono fino alla fine.E allora, finalmente, in modo radicale: “Vogliamo tutto”.