ARGIRO’ MITO DELLA GUERRA CIVILE E DEL SOCIALISMO DAL VOLTO UMANO

Dalle montagne di Creta, da dove ha fatto la resistenza contro i nazisti e i fascisti ed ha combattuto con l’Esercito Repubblicano durante la nostra guerra civile, fino alle accoglienti coste leccesi su cui trascorrere il tempo del socialismo irreale dell’ex USSR, la nostra compagna Argirò Polichronaki – Kokovlì ci ha lasciato con i suoi 94 anni a Candia -Creta, una enorme eredità umana e politica.La storia di Argirò è stata conseevata anche grazie a Luciana Castellina e alla sensibilità di Nichi Vendola, che da presidente della Regione Puglia, avevano sostenuto il documentario della sua fuga dalla Grecia e dell’arrivo nella coste leccesi nel giugno del 1962. Dalla Resistenza alla Guerra CivileArgirò ha partecipato alla Resistenza nelle fila di EPON, la grande organizzazione giovanile del Fronte Patriotico Nazionale (EAM). EPON era veramente una organizzazione di massa con più di mezzo milione di giovani. Argirò è stata arrestata nel 1947, durante la guerra civile, ed agli inizi dell’48 era sulle montagne cretesi tra le fila dell’Esercito Repubblicano, dove ha incontrato anche il compagno della sua vita Nikos. Nel pochissimo tempo di libertà che ha vissuto la Grecia dopo la fine della guerra e prima della guerra civile Nikos è stato segretario della Camera di Lavoro di Chanià.Dopo l’ultima grande battaglia di Samarias con le forze governative del re, nel giugno del 1948, l’Esercito Repubblicano di Creta era stato sconfitto e i pochi sopravvissuti si nascondevano in piccoli gruppi sulle montagne per continuare la loro azione. Dalla quella gola di Samarias, bellissima oggi per i turisti, Argirò, Nikos e il loro gruppo sono scappati dall’accerchiamento, ognuno con una sola pallottola decisi a non farsi catturare vivi.Per anni dopo la fine della guerra civile hanno continuato a nascondersi sulle montagne e as essere salvi solo grazie alla grande solidarietà dei contadini e dei pastori, che in molte occasioni hanno patito le patrie prigioni e la vendetta dei vincitori, con la perdita dei loro animali e delle loro coltivazioni perché gli avevano aiutati. Argirò, Nikos e il loro gruppo era rimasto l’unico a seguire una lotta folle sulle montagne, dove hanno vissuto per anni nelle caverne e nelle grotte, nelle gole e nelle parti più impervie e inospitali delle Montagna Bianche di Creta, camminando per mesi senza scarpe e con pochissimi vestiti, sopportando le condizioni più disumane di vita, ma avendo anche la solidarietà dell’anima ribelle dei cretesi. Ricercati e a rischio dell’esecuzione, perché non dobbiamo scordare che, i comunisti in Grecia fino al 1954 passavano per il plotone dell’esecuzione.Per 16 anni Argirò, Nikos e il loro gruppo hanno scritto una vera leggenda a Creta. Nel 1962 su ordine del Partito Comunista di Grecia (KKE) loro due e altri quattro compagni sono arrivati nella Grecia penisolare per andare in USSR.Anni fa Giannis Lionnakis, che era parte del gruppo di Argirò e Nikos, che se ne è andato nel 2012, mi aveva raccontato che quando era tornato il Grecia dopo la fine della dittatura un altro anziano suo compaesano lo aveva fermato e gli aveva chiesto se fosse proprio lui. “Si”, gli aveva risposto Giannis ed ha così ricevuto un’incredibile rivelazione. L’altro era un gendarme che lo aveva riconosciuto nel momento che saliva nel 1962 sulla nave diretta a Pireo, quando il partito gli aveva dato l’ordine di lasciare la lotta armata. “Perché non mi hai arrestato? Sapevi che c’era anche una taglia su di me”, gli aveva chiesto allora Giannis, ed aveva ricevuto una incredibile risposta che rappresenta anche i costumi e la vita dei cretesi: “Con che faccia tornavo nel nostro paese dopo aver arrestato un eroe come te disarmato?”, ha detto l’ex gendarme mostrando anche il grande rispetto che avevano per il loro gruppo perfino i loro perseguitori. Alle coste leccesi cercando il… PCIArgirò, Nikos, Giannis e altri tre compagni, sono arrivati alle coste leccesi con una barca il Giugno del 1962. L’unica cosa che sapevano dell’Italia era che c’era un grande Partico Comunista e che gli doveva aspettare un contatto. Non gli aspettava nessuno. Nei paesi vicini hanno cercato aiuto alle sezioni del PCI, ma nessuno ha creduto la loro storia. In quei anni difficili credevano che erano infiltrati, provocatori, agenti di servizi stranieri che volevano implicare il PCI. Nikos, Argirò, Giannis e gli altri tre, due uomini e una donna, avevano passato una vita da clandestini e sapevano che dovevano essere pazienti, perché era difficile raccontare la loro storia ed essere creduti.Cosi sono arrivati a Lecce e l’unico che gli ha creduti era il segretario del PCI di Lecce Mario Foscarini, che praticamente gli ha salvati. Foscarini ha chiesto informazioni dalle Botteghe Oscure, che a loro volta hanno chiesto informazioni dai sovietici che aiutavano il KKE. Il messaggio da Mosca non ha tardato. Per Argirò, Nikos e gli altri compagni la solidarietà dei comunisti leccesi era rimasta sempre nella loro memoria.Argirò e Giannis sono tornati a Lecce il 2007, 45 anni dopo, grazie a Luciana e Nichi. Foscarini se ne era andato, ma gli hanno dato il benvenuto Sonia e Donato Carbone, Gino Piliti, Lory e Sigfrido Chironi con le loro famiglie, i compagni del PCI che gli avevano aperto il 1962 le porte delle loro case per ospitarli per quasi due mesi prima di andare a Budapest e finire a Tashkent. Il 28 Settembre del 2007 Argirò, Giannis e Luciana, hanno partecipato ad un’iniziativa organizzata dalla Regione Puglia a Lecce per ricordare quel incredibile vicenda. Il socialismo (ir)reale e quello dal volto umanoSei mesi dopo la loro fuga da Creta sono arrivati nell’ex Unione Sovietica a Tashkent, la capitale oggi dell’Uzbekistan. Allora però a Tashkent vivevano almeno 40 mila greci, quasi 30mila deportati da Stalin prima della seconda guerra e più di 11mila uomini e donne del nostro Esercito Repubblicano sconfitto.Ma il comunismo per il quale avevano combattuto Argirò e Nikos era molto diverso da quello che avevano incontrato a Tashkent, dove era la maggior parte dei greci dell’Esercito Repubblicano scappati ai paesi socialisti con la fine della guerra civile l’agosto del 1949. Per Argirò e Nikos il socialismo e il comunismo dovevano avere un volto umano, con tutte le libertà e la democrazia. Non dovevano essere imposti. Per questo il 1968 hanno perso il lavoro, gli amici, tutto, perché durante la dittatura dei colonelli in Grecia hanno avuto il coraggio di dire vivendo in Unione Sovietica che l’invasione in Cecoslovacchia è stato un grande errore.Non potevano lavorare da nessuna parte, per paura non gli parlava nessuno e non potevano tornare in Grecia perché avevano perso la cittadinanza, erano ricercati ed erano apolidi. Hanno avuto la triste sorte che hanno avuto nei paesi socialisti, ad eccezione della Romania, i comunisti greci che avevano aderito al Partito Comunista Greco dell’Interno. Meno male che la loro fama ha fatto i sovietici a risparmiagli l’arresto. Fino al loro rimpatrio in Grecia il 1976 la loro vita in Unione Sovietica è stata un incubo. Argirò e Nikos ci hanno lasciato senza rinegare mai i loro comunismo. Un comunismo aperto, generoso e sorridente. Il ritorno in GreciaHo conosciuto Argirò il 1977 all’Comitato dei Profughi Politici Greci Rimpatriati (KEPPE), dove aiutava la segreteria della scuola di rumeno che frequentavo. Ma gli ho conosciuti molto meglio leggendo i loro libri e conoscendoli molto da vicino diventandosi anche amici con mia madre.Anni fa Luciana Castellina era ospite vicino a Chanià alla casa del suo caro amico Christos Papoutsakis, che aveva fondato e dirigeva la miglior rivista greca di sinistra “Anti”, per la quale ho lavorato per parecchi anni. La casa di Christos a Chanià la frequentavano come era ovvio Argirò e Nikos. Luciana gli ha conosciuti, ha sentito la loro incredibile storia e subito ha avuto una delle tante sue idee illuminanti, parlare con l’allora presidente della Regione Puglia Nichi Vendola per girare un documentario sulla loro fuga dalla Grecia e il loro arrivo a Lecce incontrando gli compagni del PCI che gli avevano aiutato. Quando ci aveva raccontato la sua intenzione e conoscendo il suo carattere instancabile eravamo sicuri che riuscisse alla fine di fare il documentario. Luciana ha messo inoltre la storia di Argirò e Nikos nel suo ultimo libro “Amori Comunisti”. Piangono le montagneArgirò se ne andata questi giorni seguendo Nikos. Ci hanno lasciato il Museo della Resistenza a Therissos e la loro eredità morale e politica. Grazie a Luciana e Nichi abbiamo anche la testimonianza della loro avventura leccese in quel bel documentario che racconta la storia di questi partigiani e aveva come titolo: “Non esisteva un’altra strada”, prendendo in prestito il titolo di uno dei libri che hanno scritto con Nikos.Argirò se ne andata ai suoi 94 anni avendo accanto a se il suo figlio, i suoi nipoti e bisnipoti e tutto il nostro amore, ammirazione e gratitudine.Hanno parlato e scritto in tanti per salutare Argirò, come il presidente del Parlamento Nikos Voutsis o il segretario di SYRIZA Panos Skourletis, o come ha fatto in Italia la nostra carissima compagna Luciana dalle pagine de “Il Manifesto”, ma preferisco fare un riferimento solo alle poche parole delle sue compagne e dei suoi compagni più vicini, quelli della sezione di SYRIZA di Chanià:“La compagna Argirò Kokovlì non è più tra di noi. Per la combattente della Libertà piangono le montagne di Creta. Per la combattente del socialismo e della giustizia parla ogni persona di Chanià. Per la coraggiosa difensore delle idee del socialismo umano parla la steppa di Tashkent. Per l’esemplare madre scorrono le lacrime del suo figlio Giorgos. Noi, i tuoi compagni e compagne di SYRIZA di Chanià ti salutiamo in silenzio. Con le spalle curve per la tua pesante eredità politica, con il cuore pieno dal tuo amore, con il passo dritto al sentiero che tu hai tracciato. Perché, nostra cara Argirò, lo sappiamo, non esiste nessun altra strada!”