ASCESA E CADUTA DI CLAAS RELOTIUS, GIORNALISTA TOP DELLO SPIEGEL
Sembra la trama di un film, ma è vita vera la storia di Claas Relotius, 33enne giornalista tedesco pluripremiato e ora fresco di licenziamento. Una storia talmente incredibile che val la pena di essere raccontata. Penna prestigiosa di Der Spiegel, il più noto settimale tedesci, con un vastissimo pubblico al seguito (vanta oltre un milione di copie a settimana) per oltre sette anni. Molto nota in Germania per aver scoperchiato diversi scandali politici, è, a detta di The Economist, una delle riviste europee più influenti.E’ qui che il giovane Claas si fa le ossa e diventa il numero uno. Il giornalismo investigativo ed i reportage da tutto il mondo, sono il pane quotidiano per una penna come la sua che ambisce a raccontare fatti e personaggi di una certa rilevanza.In sette anni di collaborazione per la prestigiosa rivista, dei suoi reportage si è perso il conto.Molto apprezzati non solo dai lettori ma anche dai colleghi per i dettagli particolareggiati a contorno di storie sensazionali o di eventi particolari che, col suo tocco, qualunque fatto, anche ordinario diventa straordinario. I premi cominciano a fioccare uno dopo l’altro. Poi, nel 2014 la CNN lo nomina “giornalista dell’anno”, nel 2017 viene inserito da Forbes tra i migliori under 30 nella sezione ‘Europe Medie’. Un lavoro affascinante, il suo, che lo porta in giro per il mondo.Raccontare è un’arte e lui ne ha da vendere. Ci vuole competenza, stile, passione e un pizzico di fantasia. Ma la sua, di fantasia è veramente sconfinata. Poco importa se con la cronaca sono i fatti e solo quelli a contare.Claas li imbelletta, li arricchisce, li infiocchetta e qualche volta … li inventa di sana pianta. I suoi pezzi vanno alla grande, nessuno in redazione è sfiorato dal dubbio che non siano autentici. Lui, grande penna, è al di sopra di ogni sospetto.Sino a quando non incappa in Juan Morenoun collega col quale firma un reportage “Il confine di Jaeger, la storia di un vigilante americano che sorveglia il confine tra Messico e Stati Uniti dove i migranti tentano di entrare negli USA. L’articolo è un signor pezzo, ma alcune citazioni e diversi dettagli inseriti da Claas,fanno storcere il naso a Moreno. Soprattutto perché non rispondono alla verità.Riferisce a Der Spiegel i suoi dubbi ma com’era prevedibile non viene preso sul serio. Anzi è lui ad essere guardato con sospetto. Così da bravo giornalista investigativo qual è, conduce una un’indagine personale, ripercorrendo a ritroso i fatti raccontati nel reportage per verificarne o meno l’autenticità. C’è di più.Le storie di alcuni personaggi sembrano ricalcare fatti accaduti tempo addietro, così come alcune immagini allegate.Più indaga e più si convince che quelle storie non sono reali ma frutto della fantasia del collega tedesco.Chiede pertanto che il reportage venga bloccato:non riesce ad accettare che il suo nome firmi un articolo che contiene informazioni inventate di sana pianta. Relotius, dinanzi a quelle accuse si difende talmente bene da far passare lui, Moreno, come un invidioso o peggio, uno stalker. La storia va avanti ancora per un po’. Tra sospetti accuse e difesa a oltranza.Moreno non demorde.Citare le fonti è un punto d’onore per un giornalista che si rispetti. Così come rispettare e riportare la verità dei fatti.Continua la sua indagine più che per smascherare il collega per salvaguardare se stesso. E ci riesce. Dinanzi a prove inconfutabili,Relotius è costretto ad ammettere la verità:gran parte di quei particolari citati nel pezzo erano stati inventati. Non solo.In almeno 16 dei suoi 60 reportage, fatti e personaggi erano frutto della sua sconfinata fantasia.Un fake, come si dice oggi. Der Spiegel, scioccata per la scoperta, si è dovuta scusare con i lettori.Al fantasioso giornalista, immediatamente licenziato, non è rimasto che restituire i premi ricevuti. “Avevo paura di fallire. La pressione è diventata sempre più grande, man mano che aumentava il successo. Sono malato e ho bisogno di aiuto”, con queste parole ha motivato quella voglia insana di taroccare la verità. Ma poiché le disavventure non arrivano mai da sole,un altro scandalo sembra colpire il giornalista: “si appropriò di donazioni per bimbi siriani”, denuncia Der Spiegel, citando la campagna lanciata da Relotius per chiedere ai lettori donazioni per i bimbi siriani. Avrebbe fornito, per la raccolta fondi, le sue coordinate bancarie. Accuse tutte da verificare ma che fanno capire quanto sia profonda la distanza tra i vertici del settimanale ed il giornalista caduto ormai in disgrazia.La cui storia, potrebbe, perché no, ingolosire più di un regista per farne un film di successo. Di fatti, citazioni e dettagli, tutti autentici, per intessere la trama, c’è solo l’imbarazzo della scelta
