ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO, DOVETE PAGARE DI PIÙ: ANZI NO
Da giorni imperversa la polemica relativa al raddoppio dell’Ires per gli enti no profit, quegli enti che nella maggioranza dei casi sopperiscono alle carenze dello Stato fornendo servizi – ad esempio in ambito sanitario – che lo Stato da solo non è in grado di fornire in maniera capillare. In sostanza, nell’ultima versione della legge di bilancio è spuntata una norma che prevede Governo nella finanziaria, ovvero l’abolizione dello sconto Ires per le associazioni di volontariato, portando l’aliquota dal 12% al 24%, andando in pratica a equiparare le non profit ad aziende normali. Nel giro di pochi giorni, il governo fa retromarcia: Salvini, Di Maio e Conte dichiarano che la norma è sbagliata e che verrà rivista a gennaio con il primo provvedimento utile, ammettendo senza indugi l’errore. La cosa divertente è che poche ore prima della retromarcia, il sottosegretario all’economia Laura Castelli ha rivendicato la norma nonostante le polemiche, sostenendo che la norma è giusta perché non va a tassare la beneficenza ma i profitti delle no profit (?!?!?), dimostrando di non conoscere l’argomento di cui parla e su cui legifera. Io continuo a chiedermi se nel governo si parlino, per quale motivo un sottosegretario può dire e fare quello che le salta in mente senza coordinamento alcuno – collezionando figure barbine e smentite – e non è la prima volta – ma soprattutto mi piacerebbe capire per quale motivo nelle pieghe di una legge di bilancio sostanzialmente bloccata e immodificabile si va a inserire una norma del genere per poi ritrattare immediatamente e promettere una modifica successiva. Ma qualcuno questa benedetta legge di bilancio l’ha letta? Non dico le opposizioni, che non hanno avuto il tempo né l’occasione, come sappiamo, ma almeno gli esponenti di punta del governo che ha proposto il maxi-emendamento sostitutivo del vecchio testo, almeno loro.
