DAVID A DOGMAN. TRIONFO PER GARRONE MA VINCE ANCHE IL FILM SU CUCCHI
Muccino Senior, premiato con il David del pubblico, esalta il coraggio di uno spettatore qualsiasi che in una sera piovosa esce di casa e va a vedersi un film – altro che la TV, altro che Sky e Netflix, cui va comunque il David al film straniero con Roma di Cuarón.La Sandrelli gli fa subito eco: le sale vuote sono racchie. E Carlo Conti s’intromette con tempismo per pubblicizzare gli sconti al botteghino: biglietti a soli 3 euro dal primo al 4 aprile. In uno sforzo di restituire glamour e credibilità al buon vecchio cinema, con una scenografia TV a metà tra la festa degli Oscar e l’interno di un Bacio Perugina, sono andati in onda i David di Donatello numero 64. Ma passiamo alla sostanza. Alle statuette. Partenza impegnata. Il premio alla carriera Tim Burton incorona il miglior regista esordiente Alessio Cremonini (Sulla mia pelle), il film su Stefano Cucchi. Mentre il miglior docu è senza lottaSantiago, Italiadi Nanni Moretti, ‘una bella storia di accoglienza’ come la definisce lui. Tra gli interpreti si trovano il più prestigioso David in mano Elena Sofia Ricci perLoroe Alessandro Borghi perSulla mia pelle: premiato da Uma Thurman, l’attore dedica il trofeo a Cucchi e, non fosse chiaro, a tutti quelli che sono capaci di essere umani.I più bravi comprimari sono invece Marina Confalone neIl vizio della speranza, ed Edoardo Pesce, il cattivo diDogman, miglior non protagonista. Ecco. Comincia così la serata di Matteo Garrone. Il riconoscimento per la miglior regia e per il miglior film segnano il trionfo ai David diDogman, il mondo spaventoso e degradato del Canaro. Anche perché ne aumentano il carnet i premi (si fa per dire) minori poiché Garrone, con la sua favola nera sulle periferie dell’anima, porta via assieme alla sua crew pure la miglior sceneggiatura originale, la fotografia, la scenografia e il suono. Alla fine finisce a quota 9. Manca solo la statuetta per l’attore principe a Marcello Fonte: ‘peccato perché proprio oggi in platea c’era la mamma’, dice Garrone. E Carlo Conti, non si sa perché, va a baciare la signora. Costumi e musica spettano invece aCapri-Revolution, cioè a Martone finito in ombra. Mentre la miglior canzone di Sufjan Stevens porta sul palco lo sconfitto di serata, un floreale Luca Guadagnino, cui va però anche il David per la sceneggiatura non originale. Può consolarsi: ha già avuto la platea degli Oscar.
