DIROTTAMENTO EL-HIBLU. UNO PSEUDO-CRIMINE IN ATTESA DI ACCADERE

DIROTTAMENTO EL-HIBLU. UNO PSEUDO-CRIMINE IN ATTESA DI ACCADERE

Pseudo, perchè nessuno che abbia una coscienza o che non sia guidato da sentimenti di odio razziale potrebbe definire crimine il tentativo dei 108 naufraghi, 77 uomini e 31 donne, di impedire alla nave mercantile El Hiblu che ieri li aveva presi a bordo di riconsegnarli ai propri aguzzini libici. Cosa accada nei centri di detenzione libici gestiti dal presidente di nessuno Al Serraj è ormai conoscenza acquisita e condivisa. Fame, sete, malattie, torture, stupri, assassinii e soldi, montagne di soldi ottenuti sia sotto forma di riscatto dalle famiglie dei prigionieri che generosamente elargiti dal nostro e da altri governi. Impossibile quindi classificare come pirateria il disperato tentativo dei naufraghi di salvare la propria vita. Si tratta di un naturale e legittimo atto di sopravvivenza, e l’idea che paesi come l’Italia e Malta possano prepararsi a respingerli a cannonate fa gelare il sangue. Sarebbe così normale trasbordare i naufraghi su un’imbarcazione del mondo civilizzato prima che la situazione precipiti, condurli a terra, curarli, rifocillarli e quindi identificarli per dare loro legittimo accesso ad un programma di accoglienza serio e condiviso. E sarebbe anche normale che una frase come“L’Italia la vedrete solo con il cannocchiale”provenisse da un bullo da balera, non da un ministro della Repubblica. Lo stesso ministro che cercava di convincerci che i gommoni partivano dalle coste libiche soltanto se c’erano le navi delle ONG ad aspettarli.