I MINIBOT PER PAGARE I DEBITI DELLA PA? UN SALTO NEL BUIO

La proposta della Lega sull’utilizzo dei minibot, all’indomani dell’approvazione del provvedimento alla Camera, ha creato una sequenza di reazioni negative, di totale rigetto, dalle Istituzioni europee alle opposizioni, le quali giustificano il voto favorevole, con la mozione che è stata modificata all’ultimo momento. Non chiediamolo poi a Ignazio Visco: egli esprime totale dissenso su una strada già di per sé tempestata d’incognite, “poiché – sostiene convinto il Governatore – questi titoli non sono la soluzione, contribuiscono anzi ad aggravare il problema del debito”. Visco lo ha espresso chiaro nel corso del Festival dell’Economia, svoltosi a Trento e appena terminato, la proposta non è il modo migliore di pagare i debiti della Pubblica amministrazione. “Il costo che si sta sostenendo sul debito supera il tasso di crescita dell’economia” – afferma. Il debito al 130% in teoria è sostenibile, ma allo stesso tempo limita le scelte, gli investimenti, senza parlare del conto salato che presentano i mercati finanziari con la volatilità che ne consegue. Intanto il Mef sottolinea in un comunicato che “non c’è nessuna necessità, né sono allo studio misure di finanziamento di alcun tipo, tanto meno emissioni di titoli di Stato di piccolo taglio, per far fronte a presunti ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni italiane. I tempi di pagamento della PA sono in costante miglioramento”. A questo punto verrebbe da chiedersi se ha senso tutto il pandemonio che è stato creato intorno a questa iniziativa, che non dovrebbe stupire, dato che fa parte del Contratto di Governo. Una misura osannata e presentata come la panacea per tutti i mali dall’esponente (nonché promotore) della Lega, Claudio Borghi, e invece trattato dai “detrattori” come un procedere irresponsabile. Misura peraltro assolutamente vietata dal Trattato di Funzionamento dell’Ue. In parlamento la mozione è stata approvata, com’è noto, all’unanimità, anche dal PD e +Europa, ma entrambi hanno immediatamente obiettato che la mozione sarebbe stata modificata all’ultimo momento. Per tornare sui loro passi hanno messo a punto un ordine del giorno ‘urgente’ al decreto di crescita, al fine di scongiurare l’utilizzo di mezzi di questo tipo, che creerebbero non pochi problemi e non ne risolverebbero alcuno. L’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, è assolutamente contrario, in quanto ‘moneta parallela’. Reuters riporta le sue parole di totale dissenso: “i minibot proposti dalla coalizione di centrodestra sono di fatto una moneta parallela all’euro, e la loro introduzione danneggerebbe il bilancio italiano.” Ma a vietarne l’uso sono anche i Trattati che ci vincolano alla legislazione Ue, la quale deve essere recepita da ogni Stato membro. Per quel che riguarda l’attrito che causerebbe la misura proposta da Borghi, Bankitalia ha precisato: “Secondo il Trattato sul funzionamento dell’Ue (Art. 128), e il Regolamento EC/974/98 (art. 2,10/11), si stabilisce che le banconote e le monete metalliche in euro sono le sole con corso legale ammesse dall’Unione monetaria. La moneta cosiddetta parallela, o moneta fiscale, svolgerebbe una funzione di riserva e valore, e secondo questa logica è molto simile ad un titolo di Stato. Ma secondo la legislazione vigente, c’è da precisare che potrebbe comunque essere utilizzata come strumento di pagamento solo se c’è il consenso del creditore; non a prescindere, dunque. Solo lo Stato potrebbe accettarla con sicurezza, impegnandosi a validarla quale compensazione dei crediti fiscali nei riguardi del detentore”. Pertanto, se lo Stato decidesse in modo unilaterale, di assolvere agli impegni debitori nei confronti delle imprese, tramite un mezzo di pagamento diverso da quello della moneta legale, si creerebbero i presupposti per una violazione. Tutto questo è previsto dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e dal Regolamento EC974/98, che spiana la strada ad un contenzioso. Ma non solo: l’immagine dell’Italia è già in mille frantumi, piuttosto compromessa, seguire un percorso simile esporrebbe il Paese a conseguenze di ordine ‘reputazionale verso i potenziali sottoscrittori dei titoli di debito pubblico’. Insomma un terreno minato, che è meglio evitare, ma dovrebbe essere già una scelta scongiurata dal Mef, nonostante le rassicurazioni della Lega, che continua a proporre la soluzione del pagamento dei debiti relativi alla Pa, tramite il ricorso ai minibot. Come mettere veleno su una piaga, più o meno. I minibot in ogni caso sono da evitare, e ora, dopo il consenso unanime sulla mozione votata alla Camera (presentata dal Centro destra e passata con 476 voti favorevoli su 476), la sinistra si rivolta, sostenendo che ci sono stati cambiamenti all’ultimo momento, e che pertanto non intendono autorizzare l’emissione di questi titoli a piccolo taglio. Assodato che lo Stato sta solo galleggiando in un mare di debiti e difficoltà, resta il fatto che la Pa deve rendersi ‘solvibile’ con le imprese che giustamente reclamano gli importi dovuti, e tuttavia i minibot restano un palliativo che non solo non risolve il male, ma ne acuisce i sintomi. Tutto è cominciato il 28 maggio scorso, allorché alla Camera è stata approvato il provvedimento che autorizza il pagamento delle aziende direttamente tramite questi titoli, o moneta complementare. Secondo l’opinione di tanti esperti , dietro questo ‘espediente’ dell’ultima ora, c’è una strizzata d’occhio “all’Italexit”, perché adottando queste misure, si prefigurerebbe uno scenario che potrebbe portarci fuori dai cancelli dell’Ue. Intanto il Sole 24 Ore, ha provato a sondare sulle possibili conseguenze, qualora si decidesse di seguire questa via contorta, al solo fine di comprendere meglio, si potrebbe tentare di seguirne per ipotesi gli sviluppi. Se il Governo si risolvesse a varare un programma di minibot pari a circa 50 miliardi di euro, attraverso I quali saldare i crediti fiscali e commerciali esatti da imprese e famiglie nei riguardi dello Stato, si dovrebbe immaginare una sorta di ordigno che scatena una reazione dietro l’altra. Intanto la Commissione europea farebbe sapere al Governo che quei miliardi di euro in minibot, equivarrebbero a più di 3 punti di Pil, e si andrebbe a conteggiarli come debito pubblico aggiuntivo. Ma poi va in ‘allerta’ anche la Bce, come fosse direttamente e legittimamente chiamata in causa, la quale precisa subito che questo mezzo di pagamento non può essere ritenuto come moneta a corso farzoso. Si tratta d titoli di Stato, e gli istituti di credito possono valutarli alla stregua di ogni altro ‘asset’, a prezzo di mercato. I mercati in questa serie di ‘deflagrazioni’ non potrebbero starsene buoni come se nulla fosse, reagirebbero, e non certo benissimo, anzi, potrebbero portare il Paese verso l’uscita dall’Eurozona: questo lo spread riprende la sua folle corsa, con la prospettiva che ci si potrebbe ritrovare nelle medesime condizioni, se non peggio, del 2011. A questo punto entrerebbe in gioco il panico, gli investitori dirotterebbero le risorse verso sponde più sicure, Germania in primis, I cui bund sono autentici rifugi. Ma la gente comune non resterebbe impassibile: non ritenendo sicure le banche, per salvare I propri risparmi chiuderebbe I conti. E così manderebbe all’aria l’intero sistema bancario. Il deserto, o meglio la marea avanzerebbe sempre di più: la Bce è certamente un salvagente affidabile allorché uno Stato rischia il default, ma in questo clima di emergenza pressoché totale, l’Eurotower farebbe sapere che non concederà liquidità per l’emergenza, qualora il Governo si ostinasse ad utilizzare il programma di ‘asset’ per autofinanziarsi, tramite l’utilizzo dei minibot. Programma peraltro deciso unilateralmente, senza il previo assenso della Commissione europea e della stessa Banca Centrale Europea. Poiché I mercati finanziari fibrillerebbero forte, si assiste ad un crollo dei titoli di Stato, ed è tutto un iter in caduta libera, poiché nemmeno le Agenzie di rating farebbero sconti: declasserebbeo I titoli italiani a ‘C’. Ed eccoci serviti. Si capisce che si argomenta intorno ad ipotesi, ma non si tratta di scenari apocalittici nei quali l’Italia, messa così com’è, non potrebbe incorrere. Nel Governo, intanto, si va da un compromesso all’altro, perché la coalizione sa bene d’essere simile a due placche che potrebbero urtare l’una contro l’altra e causare un sisma pericoloso, sempre incombente, data la natura dei rapporti tra Lega e Movimento negli ultimi mesi. Il Movimento ha autorizzato la Lega all’introduzione della Flat Tax in deficit, mentre nella missiva appena partita a Bruxelles, in risposta a quella giunta la scorsa settimana a Roma, il titolare del Mef rassicura sul fatto che la Flat tax non sarà introdotta a regime di deficit..