LA FUSIONE TRA FCA E RENAULT NON S’HA DA FARE. PERSONAGGI E INTERPRETI

I bicchieri erano già pronti per il brindisi all’accordo che avrebbe conclamato FCA e Renault come terzo produttore di automobili al mondo, ma lo champagne (o lo spumante) è rimasto nel secchiello del ghiaccio. Un ghiaccio che è sceso sulle teste degli aspiranti contraendi, perchè la Francia rivendica il patrimonio economico e lamenta che non ci sarebbero le condizioni politiche, oltre a recriminare sulla troppa fretta di concludere, di Fiat Chrysler.Già, “quanta fretta, ma dove corri?” cantava Edoardo Bennato, nel suo disco dedicato alla favola di Pinocchio, ma in questa favola non ci sono stati bugiardi ai quali si allungava il naso, anzi si era partiti cosi “in quarta” che i tempi erano sembrati serratissimi, come quei matrimoni lampo che a volte funzionano pure… A volte! Ma questo matrimonio non s’ha da fare, e i panni di Don Rodrigo li ha vestiti Emmanuel Macron che non si è detto convinto perchè il progetto non tutelerebbe gli interessi nazionali. Così il board della Groupe Renault, come Don Abbondio, ha accusato la pressione governativa ed ha chiesto un rinvio. Anche se un elemento chiave sono stati i dubbi di Nissan e siccome in Francia non ci pensano nemmeno a mettere in discussione un accordo ventennale coi giapponesi, il cerchio si è chiuso. Rinvio di cosa? Deve aver pensato John Elkann, e la proposta di fusione è stata immediatamente ritirata “con effetto immediato”. Tutti a casa, non se ne fa niente e a meno di ripensamenti eclatanti, per ora le cose restano come stanno. Il pallone è mio, vado via e non gioca più nessuno.Peccato però, forse sarebbe stata una partita interessante e gli azionisti stavano già fregandosi le mani, pazienza, la vita (ma anche gli affari) è fatta di occasioni mancate. La Francia così europeista politicamente, si rivela in fondo piuttosto nazionalista sotto l’aspetto economico. Ma le ripercussioni in borsa sono arrivate puntuali, a Piazza Affari il primo prezzo di FCA è in calo del 3,6%, però il titolo poi recupera nel corso della seduta, invece a soffrire è soprattutto Renault a Parigi, che apre con un pesante -7% e resta pesante nel corso delle ore di contrattazione. Le accuse del Governo francese sono che FCA abbia spinto troppo sulla fusione, pressando, mettendo fretta…Diverse le posizioni del ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire e del ministro del Bilancio Gerald Darmanin. Il primo afferma di prendere atto del ritiro dell’offerta e assicura di aver lavorato in maniera costruttiva al progetto. Un po’ come a significare che se la cosa non va oltre, non è colpa sua. Mentre Darmanin è fiducioso su una possibile ripartenza e giudica questo “ritiro” come un temporaneo stop e in una sua dichiarazione spiega: “Ciò che attendiamo dallo Stato francese è la protezione dell’occupazione industriale in Francia. Lo Stato ha chiesto garanzie, se sono mancate lo deploriamo”. Il pericolo, secondo il ministro del Bilancio, è che senza garanzie, magari tra qualche mese ci sarebbe potuto essere un taglio ai posti di lavoro e sarebbero piovute accuse di non aver saputo proteggere gli interessi dell’occupazione. Non si può affermare che quanto detto sia “campato in aria” è anzi giusto che in procinto di un’operazione così importante si tutelino gli interessi dei lavoratori, anche se appare evidente che le ragioni economiche prevalgano più delle apparenti preoccupazioni sentimental-occupazionali.Il perchè di questa affermazione è spiegato probabilmente dal fatto che il Governo francese detiene il 15% delle azioni Renault. Il ministro del Lavoro Muriel Penicaud giudica “normale” che il Cda di Renault sia “esigente” e chieda “diverse settimane” per valutare a fondo l’operazione. “Se l’altra parte non vuole prendere il tempo per questo esame, beh, si tratta di normale prassi industriale”. In Cgt, il sindacato francese, viene visto positivamente il ritiro della proposta. La motivazione che ha dato il sindacato è che questa sarebbe stata un’operazione solo finanziaria e non apportatrice di reali prospettive di sviluppo per Renault. Anche questa affermazione del sindacato sembra quasi alludere al timore di una staticità produttiva… Come se diventare il terzo produttore al mondo non conferisse maggiore potenza in tutti i settori paralleli. E’ evidente che un Gruppo di tale portata, sia destinato ad accrescere la propria produzione. C’era una volta… Tutto è successo ieri a Bologne-Billancourt, presso Parigi, dove era convocato per il secondo giorno il Cda Renault, il quale dopo circa sei ore di discussione ha espresso la propria incapacità di prendere una decisione, dietro la pressione del Governo di posticipare il voto ad un prossimo Consiglio.…E adesso non c’è più. In una nota il Gruppo FCA ha ribadito la propria convinzione sulla logica evolutiva sull’offerta. Un’offerta, ha specificato, che ha ricevuto consensi e apprezzamenti fin da subito, le cui condizioni garantivano sicuri vantaggi a tutte le parti.La nota continua con la desolante considerazione che evidentemente non ci sono le condizioni politiche in Francia per una fusione di questo tipo. In Renault si sono detti delusi per non poter approfondire la proposta che giudicano una opportunità. Viene anche espressa da Renault gratitudine ad FCA per la fiducia e che il Gruppo Renault continua a considerare questa proposta pregna di meriti industriali e di attrattività finanziaria per la creazione di un leader europeo costruttore di auto destinate ai Mercati mondiali. Si volta quindi pagina e si ripongono le carte nei cassetti o si prende un bel respiro e si ritenta il tuffo dal trampolino olimpionico? A giudicare dagli intransigenti atteggiamenti governativi francesi, per ora dovrebbe dirsi archiviato, ma dalla nota di Renault, al di là della forma di cortesia di circostanza, traspare un rimpianto per non aver colta l’oppportunità. Saranno i segnali dei prossimi giorni (ma anche mesi) a far da cartina di tornasole per valutare se ci sarà un ritorno al tavolo delle trattative tra i due colossi dell’auto. Per adesso dobbiamo ritenere tramontata qualsiasi velleità di fusioni, trasfusioni e confusioni, perchè indipendentemente dalla volontà delle Parti, la voce grossa l’ha fatta Macron e si sa che “ubi major minor cessat” e il “minor” è comunque Renault.