LA MARTESANA IN VIA M. GIOIA PRIMA DELLA COPERTURA

LA MARTESANA IN VIA M. GIOIA PRIMA DELLA COPERTURA

Come mai, nonostante l’affezione secolare dei milanesi ai loro navigli, non solo si procedette alla copertura della Cerchia interna e del tratto di via Melchiorre Gioia? Della scarsa sostenibilità estetica dei navigli in Milanosi è già trattato in questa sede con un altro articolo.Qui affrontiamo invece il tema della copertura del naviglio Martesana. Queste fotografie datate anni ’50, mostrano il naviglio Martesana come si presentava allora, mezzo secolo fa. Come si vede, le sponde non sono curate, le acque non sono proprio pulite, la stessa celeberrimaCassina de’ Pommnon era certo nelle ottime condizioni di restauro in cui è oggi. Più che altro, il naviglio, in questa zona della città, doveva sembrare una fogna a cielo aperto.La differenza rispetto a un noto dipinto antecedente il 1837 salta subito all’occhio.Noi oggi abbiamo la tendenza a vedere nella vecchia Milano sempre e comunque angoli pittoreschi, perfino dove non c’erano. Basta pronunciare la parola magica “navigli” che subito si evocano immagini poetiche, paesaggi urbani straordinari, ricordi personali. Ma francamente, i nostri padri e i nostri nonni, i nostri bisnonnicodesti angoli così meraviglisi non li vedevano affattoe per la verità neppure c’erano. Il fascino del naviglio della Martesana era tutto nella campagna intorno,nel panorama di alberi e frutteti alternati a coltivazioni a marcite, ricche di rogge e fontanili.Scomparso tutto questo con l’urbanizzazione, in questa zona di Milano già pressante all’inizio del XX secolo, la Martesana prettamente milanese aveva perduto il suo paesaggio storico-naturale, non mostrava più alcuna meraviglia, dai barconi solcanti le sue lente acque. Il naviglio, nell’attuale via Melchiorre Gioia, era largo solo 9 metri e profondo appena uno, si ridusse a una roggia isolata e spoglia, in mezzo al cemento. Il naviglio della Martesana, in particolare nel tratto di Via Melchiorre Gioia, incassato nella rivoluzione urbana del XX secolo,offriva un panorama triste e squallido che contrasta con l’iconografia mitica dei navigli milanesi.Dopo un secolo di industrializzazione, non è sopravvissuto nulla:le sponde sono totalmente incolte, attraversate da grossi topi, la bella balaustra di granito che si vede nel dipinto antico non c’è più, zero alberature, zero barconi, zero contadini, cascine intere rase al suolo.L’ameno paesaggio rurale da secoli attraversato e che giustificava la presenza del naviglio, è venuto totalmente a mancare. Oggi, più che cemento, in quella zona della città, non c’è. Ecco la Martesana in via M. Gioia prima della coperura del naviglio