LA STAGIONE DEI TONNI: 4 ANNI RENZI, 1 M5S, SALVINI?

LA STAGIONE DEI TONNI: 4 ANNI RENZI, 1 M5S, SALVINI?

Ogni tempo ha la sua velocità, figlia di una economia che produce una tecnologia, una cultura e, quindi, una politica con le stesse caratteristiche, la stessa velocità. I NUOVI MEZZI DI COMUNICAZIONE ACCELERANO I TEMPI Renzi, “l’uomo della nuova era”, è stato capo del governo due anni, altri due anni a capo del Pd, poi fuori dalle scatole; il M5S, cinque anni in Parlamento, poi al governo e, in un anno, dalle stelle alle stalle; Salvini è arrivato a fare il botto promettendo tutto e il suo contrario, ma ora il tutto non si vede e il contrario si comincia a vedere: a Favignana votano la Lega primo partito, manco il tempo di finire di contare le schede, che arriva il ringraziamento di rito ambrosiano e il ministro leghista Centinaio uccide definitivamente la millenaria mattanza del tonno delle Egadi, tagliando le quote per Favignana (cuntent, terruncielli per Salvini?); in Calabria, la Lega affida il coordinamento regionale a Domenico Frugiuele, il cui suocero è in galera per mafia con il 41bis e i beni di famiglia della moglie confiscati dall’antimafia. LO SGARBO DEL KAPITONE AI CALABRESI: UNO SFREGIO AL COORDINATORE La semina elettorale è ricca di annunci e “prima i calabresi”, ma al momento del raccolto, Salvini manda un proconsole lombardo, Vincenzo Sofo, a prendersi il bottino coloniale di voti per le europee, che è come sfregiare il coordinatore locale in piazza. Il fratello di Domenico Frugiuele, Antonio, cita su facebook terzine dantesche (sono dantesche, sì? Di sicuro il canto dev’essere dell’Inferno). Eccone uno: “chi gioca sporco prima o poi la paga… e poi mi diverto a modo mio… non ci sarà rispetto per nessuno… presto vi presenterò il conto”, e altri da gironi peggiori; nel Casertano, Salvini in versione ministro dell’interno fa campagna elettorale per la Lega, promette che se il suo partito vincerà, in venti giorni, dopo le elezioni, risolverà la questione della cittadella di migranti e clandestini a Castel Volturno. Azz! Sono 30mila su una popolazione locale di 20mila. Vuol dire mandarne via 1.500 al giorno; roba che manco in un anno! E poi, ministro, perché non prima delle elezioni? Significa che se lo devono meritare votando Lega, o il ministero li punisce e lascia lì i clandestini? Stato, carabinieri, poliziotti che noi paghiamo, usati per la campagna elettorale del partito del ministro? E mo’ lo voglio, dal giorno dopo le elezioni, quasi quasi, per un volta mi auguro che vinca la Lega, così quelli cominciano a contare: -19, -18, -17… quanti ne sono rimasti dei 30mila? (migranti, non tonni a Favignana; lì la risposta è: zero). Quanto ci mette il capitano a scapitanare? I PARTITI MUOIONO PRESTO, LA LEGA RESTA: SEMPRE I MIGLIORI CHE SE NE VANNO. Si ragiona ancora con il metro di un tempo, un sistema economico e dei valori che non ci sono più; i partiti erano come il matrimonio e il posto di lavoro: duravano una vita e, spesso, partito e lavoro si ereditavano, erano “di famiglia”. Oggi, il lavoro è precario, la coppia di più, i partiti muoiono giovani: il più vecchio ha 30 anni, ed è la Lega (se sono sempre i migliori che se ne vanno, ora sappiamo perché la Lega resta). La durata dei fenomeni è sempre più effimera. Provo a dirla così: immaginiamo che velocità e quantità di informazione determinino i fatti, quando si raggiunga un certo rapporto fra loro. E apparirà più comprensibile che in quattro anni, tutto il Sud passi dal voto in blocco al Pd (regionali 2015) al voto in blocco al M5S (2018), a un inaudito voto al partito razzista antimeridionale, solo un anno dopo. Velocemente sale, velocemente scende. Sicuro? No, ma è probabile che continui così e i tempi si accorcino ancora. I sistemi non mutano in modo lineare, ma convulsivo; e queste convulsioni sono (se vedi il Sud votare Lega, ti vengono). Se la velocità è quella di un post, un tweet, una foto, l’informazione che passa è un rosario e la felpa “prima tu”, e tanto basta e sposta. Più elementare è, meglio è: non devi spiegare niente. «Abbassiamo le tasse». «Non ci sono soldi». «Li troveremo». «Dove?». «Ci stanno». E questo è tutto. Mentre dall’Unione europea aspettiamo una multa da 3,5 miliari e si deve varare una pre-finanziaria di lacrime e sangue che nessuno vuole firmare. TUTTO A TUTTI, A CHIACCHIERE. POI COME I TONNI A FAVIGNANA La scorciatoia funziona per salire, indurre a “condividere” (anche con i “mi piace”), perché offre a poco prezzo le risposte desiderate, senza interrogarsi se sono attendibili, se possono tradursi in fatti. È la vecchia, incrollabile attitudine a ritenere fatte le cose dette («Elimineremo la Tap in due settimane!». E uno, poi, se lo aspetta…). C’è un affidarsi al divino, in questo (retaggio della cultura e del potere cattolico?), perché solo a Dio è dato di confondere “il verbo” con i fatti: “Fiat lux, et lux erit”. Tutti gli altri, se vuoi la luce, devono costruire una centrale, tirare su piloni, stendere cavi… E la devi pagare, mica come gli abusivi di Casa Pound che occupano il palazzo al centro di Roma e non si sa chi paga le bollette. Se annunci la flat tax (ti dimezzo le tasse), la rapina del secolo (con l’Autonomia ci teniamo il 90 per cento delle “nostre” entrate fiscali, fa niente se non sono davvero “nostre”), la ripresa dei cantieri delle tangenti tutti al Nord, eccetera, uno poi quelle cose le vuole davvero. La fase magica del “ti dico tutto quello che vuoi sentire” prima o poi finisce; e con i mezzi di comunicazione istantanei di oggi, tutto si consuma in fretta. Poi, puoi pure la colpa ad altri (c’era una clausola del contratto che non conoscevamo…; non è la riconversione, ma il miglior accordo possibile…), ma la distanza fra quelle parole e i fatti o i non fatti si vede. E pesa. Nessuno può garantire che vada proprio così (e i sondaggi sono ancora positivi), ma il fenomeno c’è: quattro anni (due+due) Renzi, uno il M5S, Salvini…?