PERCHÉ PER ME BERNIE SANDERS HA GIÀ VINTO

PERCHÉ PER ME BERNIE SANDERS HA GIÀ VINTO

Ci aspetta un’altra settimana di fuoco perDonald Trump: dopo la testimonianza a porte chiuse davanti alla commissione Intelligence del Senato, il 27 febbraioMichael Cohen, ex avvocato del tycoon, è atteso allacommissione Vigilanzadella Camera dove gli verranno poste domande anche piccanti riguardo al lungo periodo in cui lui e ilpresidentehanno lavorato insieme. Ci si aspetta di scoprire, per esempio, qualcosa in più riguardo a frodi di assicurazioni e frodi fiscali, meno riguardo gli affari con laRussia, perché siaRobert Muellerche ilFbistanno ancora portando avanti le loro indagini. Inoltre, girano voci sull’imminente consegna dellarelazionescritta dal pool di Mueller tanto che il neo procuratore generaleWilliam Barrgià mette le mani avanti, dicendo che non ha ancora deciso se rendere o meno il dossier pubblico. TRUMP NON HA ACCONTENTATO LA CLASSE MEDIA Ma, a parte Trump e i suoi problemi legali e non, qualche buona notizia c’è: stanno presentandosi i primicandidati democraticiper leelezioni del 2020. Per ora sono 14: molte ledonne, qualchegay, qualche nero, ma tutti allineati con la politica intrapresa daBernie Sandersnel 2016. IlPartito democratico, come quello repubblicano dopo George Bush (leggi, Dick Cheney) sono diventati molto più polarizzati negli ultimi 15 anni. Eppure, la maggior parte degli americani vorrebbe ancora spendere meno soldi per l’assistenza medica –secondo un sondaggio dell’agenziaGallup, il 79% dei cittadini è scontento dei costi – e per l’università; vorrebbe poterguadagnaredi più e avereservizi che funzionano. In fondo, Trump, che ha promesso allaclasse mediasupporto, lavoro e tante altre cose belle, non è riuscito a fare molto in proposito, se non creare unalegge fiscaleper accontentare i multimiliardari. Ci sono ancora tanti americani non legati a un partito, ma attenti a quello che i candidati possono fare per loro. IL PROGRAMMA FOTOCOPIA DI BERNIE SANDERS Bernie Sanders, che 24 ore dopo l’annuncio alla sua candidatura ha ricevuto 6 milioni di dollari incontributiper lacampagna elettorale(molti dei quali da repubblicani), ha risposto alle domande di un numeroso gruppo di democratici riguardo il suoprogramma politico. Nulla di nuovo rispetto al 2016: parla ancora di assistenza sanitaria universale, di diritto all’istruzione gratuita, di lotta all’iniquità sociale ed economica, del dovere ditassarele grandicorporationper poter pagare servizi pubblici per tutti.Errol Louis, giornalista diCnn, scrive: «Molti dei suoi punti politici, nel 2016, sembravano radicali, ma adesso sono diventati posizioni democratiche mainstream. Grazie all’attenzione di Sanders su questi argomenti, adesso tutti i candidati democratici sono obbligati a promettere di diminuire le diseguaglianze economiche, gli alti cosi dell’assistenza sanitaria e gli interessi delle corporation che finanziano le campagne elettorali ai politici in cambio di favori». Sanders, quando spiega i punti del suo programma, è abbastanzavago, mentre se davvero vuole lavorare sucambiamenti così drasticicome l’assistenza medica gratuita, deve spiegare nei dettagli come può finanziarli. È, insomma, unpopulistaanche lui, solo che invece essere di destra, come sembra andare il trend in molti Paesi non solo europei, è dalla parte giusta. Certo, gli altri candidati sono più giovani, volti nuovi della politica e meno approssimativi di lui. Molti americani, soprattutto le donne, vorrebbero finalmente essere rappresentati da una donna, per esempio, ed è chiaro dalle elezioni del 2016 che una persona anziana, bianca, ebrea di Brooklyn non piace molto negliStati del Sude poco alla popolazione nera adulta. Ma indipendentemente dalla sua possibilità di essere eletto, il suo compito, strepitoso, l’ha fatto: ha creato una base da cui ricostruire un Partito democratico più moderno. E anche se non riuscisse ad arrivare alla Casa Bianca, per me ha già vinto.