PIL, LA STAGNAZIONE PERSISTE. POSATE I CALICI, SOMARI

PIL, LA STAGNAZIONE PERSISTE. POSATE I CALICI, SOMARI

OggiIstatha pubblicato lastima finaledella variazione del Pil italiano nel primo trimestre. Quella che permette di valutare come sono andate realmente le cose, fornendo la disaggregazione ed i contributi dei macrosettori. Ebbene, abbiamo avuto conferma che no, non è in corso una ripresa. Come forse ricorderete, a seguito della prima stima, che portava l’Italia fuori dallo stucchevole concetto di “recessione tecnica”, c’era stato un incredibile trenino di festeggiamenti da parte di molti politici e commentatori, per motivi che non sapremmo se ricondurre a stupidità o malafede. Più verosimilmente, al solito cocktail delle due, oltre alle solite correlazioni spurie che servono ai servi sciocchi per scrivere dotte articolesse “analitiche”. Analfabeti funzionali e maschere da commedia dell’arte sono del resto prodotti tipici italiani. Quello che però è interessante è la disaggregazione del dato, per valutare i contributi.E qui si comprende molto bene quanto sta accadendo. Osservate questa tabella: Da essa si evince che la domanda nazionale al netto delle scorte cresce nel trimestre dello 0,2%, più o meno in linea con i trimestri precedenti.Il contributo è, in misura uguale, di consumi privati ed investimenti. Va poi molto bene il contributo della domanda estera netta, a +0,5% trimestrale, ma non c’è da festeggiare. Tra poco vedremo perché. Invece, cosa abbatte il dato trimestrale? Presto detto: le scorte, con -0,6% di contributo trimestrale. Come e più che nel quarto trimestre 2018, si è quindi verificato un forte decumulo di scorte. Perché questo? Ipotizziamo per le forti e crescenti incertezze, sia internazionali che domestiche. Riguardo agli investimenti, Istat segnala che Tradotto: nel trimestre, bene i fabbricati, male i macchinari ed impianti e mezzi di trasporto.Ancora una volta, si conferma la gelata manifatturiera. Di tale gelata, e delle sue radici internazionali, si trova eclatante conferma nelvero e proprio crollo di importazioni, diminuite di ben l’1,5% nel trimestre, che poi è quello che contribuisce al positivo risultato dell’export netto.