‘PRIMA GLI ITALIANI’: CIOE’ BOTTE AGLI ITALIANI POVERI E A CHI LI AIUTA
“Prima gli italiani” vuol dire “prima gli italiani che hanno i soldi e comandano, e dopo tutti gli altri, italiani o stranieri che siano”. Vuol dire che se qualcuno, specialmente giovane, si dà da fare per aiutare gli italiani poveri (scuola, doposcuola, assistenza, servizi sociali) non è affatto un cittadino benemerito, che le autorità devono aiutare in tutti i modi, ma un pericoloso estremista, un sovversivo, uno da sorvegliare accuratamente. La “politica” del Colapesce, a volte ingenua, ma raramente aggressiva e sempre umana, con tutto questo non c’entra: perché non è semplicemente di una “politica” che i padroni delle città hanno paura, ma proprio di quel senso di solidarietà umana, di intervento sociale, di (come diceva don Milani)“I Care”che il potere feudale, con tutte le sue baronie e clientele, ha un’istintiva paura. I “cattivi” una volta si chiamavano “comunisti”; e poi “contestatori”, e poi “anarchici ribelli”: adesso chi cerca di cambiare le cose viene definito semplicemente “buonista”, da papa Francesco all’ultimo ragazzino dell’ultimo centro sociale. E va bene così: almeno ci capiamo. Buoni contro brutali, amici degli esseri umani contro signori e padroni delle povere vite del popolo. Finché dura.
