R.I.P. MARK HOLLIS. IL SUO POP, CON I TALK TALK, ERA UNA FRAGILE MERAVIGLIA

R.I.P. MARK HOLLIS. IL SUO POP, CON I TALK TALK, ERA UNA FRAGILE MERAVIGLIA

Era da tempo fuori dai radar la vita di Mark Hollis, londinese, morto a 64 anni dopo un lunghissimo autoesilio dalle scene; morto, dicevamo, ‘da ottimo marito e padre, da uomo di fascino e principi’, come twitta un cognato, che forse teme la  fantasia dei fans: ovvero, la visione di un Mark Hollis romantico, solitario e tossico che per 20 anni, quelli della sua scomparsa dallo star system, si trascina per case matte e stazioni in disarmo, brughiere e spiagge battute dal vento, il vento di cui sapeva interpretare qualsiasi accento, di cui parlava il linguaggio, e in cui aveva buttato-affidato tutta la sua musica più bella. Il vento è protagonista del travolgente pop atmosferico diIt’s my life(1984), quello che fece definitivamente conoscere la sua band, i Talk Talk, e il vento soffia perfido ed enigmatico, lamentoso e immedicabile, per tutto l’albumSpirit of Eden(1988), il disco dell’abbandono di ogni cliché, il capolavoro che unì in una fragile meraviglia i Pink Floyd e Miles Davis, i vecchi Velvet e i Radiohead che verranno, quelloSpirit of Edenche subì l’ostracismo dei discografici fino a quando non divenne un oggetto di culto per più di una generazione. Le ultime uscite pubbliche dopo l’album solista,Mark Hollisdel 1998 (un disco astratto, di anti-canzoni), sono state due collaborazioni con Unkle, Anja Garbarek e un brano inciso per la serie TVBoss. Un minuto di musica, un piccolo capriccio d’archi, che speravamo fosse l’indizio di un ritorno. Fino a ieri, quando il vento ha smesso di soffiare.Accanto ai tweet dei vecchi sodali della band (che non lo vedevano da anni) compaiono quelli di altri musicisti non a caso appartenenti al più originale suono post New Wave, da The The a Prefab Sprout.