RISPOLVERANDO IL PREMIO SALENTO DELLA LETTERATURA
Nei primi anni 2000 la Provincia di Lecce, mi chiese di ridare vita a un premio letterario che si assegnava nei lontani anni Cinquanta: il premio Salento. All’inizio risposi che non avrei accettato. C’erano e ci sono già abbastanza premi in Italia, e non era il caso di aggiungerne un altro. Poi mi venne un’idea. Trasformare un premio in un’occasione culturale vera. Non si trattava di premiare un libro, ma un autore. Il premio era in denaro. La giuria era composta di personalità culturali di indiscussa autorevolezza, e si riuniva pubblicamente in un palazzo della Lecce barocca. Tra i giurati c’erano Alvaro Gonzales Palacios, Gianni Vattimo, Paolo Mieli, Luciano Canfora, Cristina Comencini, etc. etc. Il sistema era questo: il premiato si impegnava a scrivere un saggio inedito e veniva a leggerlo personalmente tre mesi dopo. Su un tema che preferiva, che gli era caro. Il premio era tutto qui: una lectio magistralis. Senza fronzoli, o altre cose ancora. Facemmo tre edizioni. Poi la cosa sfumò senza che io abbia mai capito il motivo. Il primo anno premiammo Carlo Ginzburg, che scrisse per noi un saggio breve su Machiavelli. Il secondo anno Salvatore Settis, che lesse un testo sulla sopravvivenza dell’antico nel Rinascimento. E l’ultimo anno premiammo Antonio Tabucchi, che invece scrisse e lesse un testo sul tempo. I tre testi li ho ancora io. Voglio pubblicare qui la prima pagina del testo di Antonio.
