“ROMA” DI VELTRONI, LIBRO CHE CONFERMA  TENDENZA  NELL’ELITE  PROGRESSISTA: INDUGIARE  SULLE PROPRIE VIRTU’

“ROMA” DI VELTRONI, LIBRO CHE CONFERMA  TENDENZA  NELL’ELITE  PROGRESSISTA: INDUGIARE  SULLE PROPRIE VIRTU’

Il titolo dellibro propone un vasto programma: “Roma”. E la consistenza del volume sembra confermare il proposito: 400 pagine, scandite in 49 capitoli e precedute da ben tre prefazioni. Ma a dispetto di questo forte investimento Walter Veltroni racconta non tanto Roma (come suggerisce il titolo), ma semmai i suoi 7 anni da sindaco, in un libro dichiaratamente auto-centrato. Nelle 400 pagine Veltroni dispiega un consuntivo di realizzazioni, che a distanza di oltre un decennio appaiono molto significative di per sé e non soltanto confrontandole con quelle delle più recenti amministrazioni capitoline. Ma lo fa, riproponendo un tic tipico della classe dirigente progressista della stagione più recente: riproporre sé stessi in una versione irenica: senza ombre.I capitoli raccontano altrettante giornate-clou della sindacatura, durata dal giugno 2001 fino al febbraio 2008. Quelle narrate da Veltroni sono giornate faticose ma puntualmente coronate da successi. Storie il cui intento edificante sembra svelare il senso dell’operazione politico-editoriale: alimentare un sentimento di nostalgia per la classe dirigente del passato. In particolar modo per quei politici – è il caso di Veltroni – che si sono fatti volontariamente da parte.L’ex sindaco scrive che «questo libro non nasce dal proposito di tornare» a fare il sindaco di Roma ed è sicuramente sincero. Il libro si segnala per un’altra originalità: manca qualsiasi riferimento ai sindaci che sono venuti dopo di lui, Gianni Alemanno e Virginia Raggi, alla quale dedica eleganti espressioni impersonali: . Li risparmia per evitare fastidiose contro-narrazioni? Di sicuro le uniche espressioni sferzanti sono dedicate a politici oramai fuori gioco, quelli che Veltroni colloca negli «anni terribili del pentapartito». Se ne può dedurre che anche “Roma” sia funzionale alla legittima aspettativa di Veltroni di proporsi come riserva della Repubblica: proprio per il suo carattere ecumenico.L’elenco delle realizzazioni è eloquente. La galleria Giovanni Paolo XXIII, il . Pedonalizzazioni. Asili nido. Casa del cinema e del Jazz. Il Festival delle letterature, culminato in serate effettivamente memorabili, durante le quali si sono alternati i più grandi scrittori del mondo. Il centralino 060606. La potente azione contro tutti gli abusivismi. Il Globe Theatre romano affidato a Gigi Proietti. Le notti bianche. Gli straordinari viaggi nei luoghi della memoria che hanno fatto scuola in tutta Italia. La riapertura della Galleria Colonna, intitolata ad Alberto Sordi. Veltroni indica tra i successi anche l’inaugurazione dell’Auditorium, riuscitissimo investimento, ma per questa opera gli artefici decisivi furono Franco Carraro. Paolo Baratta e soprattutto Francesco Rutelli. Veltroni rivendica le statistiche sulla crescita della città, sensibilmente superiore a quella nazionale, che accompagnarono la sua stagione.In un libro così denso e dedicato alla Roma di Veltroni più che alla città in quanto tale, quasi naturale che non si citino le due personalità più influenti della vita pubblica romana negli ultimi decenni, personaggi di peso diverso ma che hanno interagito con tutti gli amministratori romani: l’ingegner Francesco Gaetano Caltagirone e Manlio Cerroni, proprietario della discarica di Malagrotta e per decenni monopolista incontrastato del ciclo dei rifiuti.Pochi cenni alla ricucitura tra centro e periferie. Ma quando Veltroni si dimise da sindaco, per candidarsi alla guida del Pd, il candidato della destra Gianni Alemanno per la prima volta sfondò nelle periferie, togliendo il primato alla sinistra, un fenomeno che dura ancora. Durante le amministrazioni Veltroni c’era stato un boom di centri commerciali, isolati non-luoghi nei quali si arrivava soltanto in auto. Ha scritto Walter Tocci, già vicesindaco con Francesco Rutelli: dopo che , il . Come confermato dal recente boom della Lega fuori la cerchia del centro storico