TORINO. MUORE MARISA AMATO. ERA PARALIZZATA PER GLI INCIDENTI DI PIAZZA SAN CARLO
Torino, giugno 2017. Tutto era stato allestito in piazza San Carlo per consentire alla cittadinanza di assistere alla finale di chanpions league tra Juventus e Real Madrid. E poi improvvisa la follia. La folla iniziò a scappare, travolgendo chi non era abbastanza veloce, chi non aveva capito cosa stesse accadendo, ignari passanti. Le prime notizie parlarono di un attentato, poi di un ragazzo con uno zaino addosso che aveva causato il panico, ed infine la triste, sconcertante, orribile realtà. Un gruppo di rapinatori aveva utilizzato lo spray urticante per farsi largo tra le persone, dopo aver compiuto i furti. E da lì il panico, la fuga, per quell’acre odore in gola, per le lacrime che impedivano di vedere, e la corsa assurda cercando di uscire da quella piazza, divenuta trappola mortale. 1.500 feriti per colpa di una banda di balordi dediti al furto. Le successive indagini hanno verificato una carenza nei servizi di sicurezza, tra cui il mancato collegamento tra le forze dell’ordine presenti sulla piazza, l’assenza dei punti di pronto soccorso, e la presenza di venditori abusivi, con le bottiglie di vetro che durante gli scompigli si sono frantumate a terra, causando ferite alle persone. Tragedia evitabile certo, ma nel paese delle utopie sembra che nessuno metta mai in conto queste evenienze, la possibilità di una catastrofe nata per caso. I venditori abusivi ad esempio, noti alle forze dell’ordine, eppure lasciati liberi di avvicinarsi alle zone critiche, perché senza documenti, perché si cerca il terrorista, perché come diamine si controllano questi che girano senza documenti? Ed anche i punti di assistenza e soccorso non è facile allestirli, perché poi la gente pretende di essere vicino al divertimento, perché per elargire panem et circensem bisogna rinunciare a qualcosa. A seguito di quell’evento sono stati notificati venti avvisi di garanzia, anche il Questore e la sindaca sono stati raggiunti dalla notifica. L’accusa è di omicidio colposo, lesioni colpose, disastro colposo. Ma siamo la nazione dove il contagio da plasma infetto non ha trovato responsabili, figuriamoci un fatto del genere. Sono stati arrestati, grazie a delle intercettazioni, anche i presunti utilizzatori dello spray urticante, ragazzi italiani di origine marocchina, ed uno di loro avrebbe confessato. Ma la colpa non ricadrà su di loro, ovviamente. Così come non ricadrà su nessuno, anche se la Procura di Torino ha richiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati, sindaca inclusa. Ed anche se pagassero, chi ridarà la vita a Erika Pioletti, la donna di 38 anni travolta e calpestata a morte, semplicemente perché aveva accompagnato il fidanzato ad assistere alla partita? Ed alla fine, il 25 gennaio 2018 si è spenta anche Marisa Amato. Lei non stava assistendo alla finale, era semplicemente uscita a farsi una passeggiata assieme al marito, ed era abbracciata a lui quando un fiume umano la travolse, lasciandola sull’asfalto senza potersi muovere. Tetraplegica per colpa dell’utopia, del disordine, del mancato ordine mentale e sociale. Braccia e gambe inerti, solamente il volto poteva muoversi, ma il danno aveva causato altre problematiche, ed alla fine una infezione alle vie urinarie si è rivelata fatale. Spenta per colpa di nessuno e di tutti. Di chi non sa gestire una città, un evento, una popolazione. Spenta per colpa di chi non vuole applicare regole rigide per non subire accuse di eccessivo controllo, accuse di fascismo o stalinismo. Spenta perché la libertà viene scambiata con la possibilità di fare ciò che si vuole, senza considerare le conseguenze. Spenta, morta, scomparsa, a causa della voglia di divertirsi che si tramuta sempre più spesso in follia. Le immagini dei cine giornali degli anni 70 ci mostravano macchine incendiate dopo le finali dei mondiali di calcio, ed ancora si mischiano i ricordi di Vincenzo Paparelli e del tifoso interista investito il 26 dicembre prima di Inter – Napoli. A Roma durante le celebrazioni per il primo dell’anno 2019 una autoambulanza non si è potuta avvicinare ad un ferito, costringendo gli operatori a scendere dal mezzo e farsi un tratto di strada a piedi, perché la folla non si scansava nonostante la sirena spietata ed il fascio di luce blu. Le tragedie sono sempre più annunciate, ma si confondono i prudenti con le cassandre
