TUTTI GLI OSCAR, DA GREEN BOOK A CUARON, SONO UN PO’ RADICAL CHIC
I Queen superstiti sul palco che fannoWe will rock you, il sorriso un filo teso di Glenn Close (che perde ancora una volta, la settima), Lady Gaga in sobrio abito nero da sirena che canta con Bradley Cooper (Shallowmiglior canzone, Cooper intonato anche se spaventato), Spike Lee che abbraccia Samuel Jackson (miglior sceneggiatura non originale per il film dalle tre K). Quattro foto per una cerimonia degli Oscar un po’ in minore, ma forse perché i bookmakers hanno indovinato quasi tutto. Mentre il resto del mondo può complimentarsi con l’Academy per la civiltà e il gusto dei giurati, che assomiglia per combinazione a quello di una giuria tecnica di Sanremo. Rami Malek (Freddy Mercury inBohemian Rhapsody –interpreta un gay) miglior attore, Olivia Colman (La Favorita –sicuramente un’anti diva) miglior attrice, miglior film in assolutoGreen Book(un titolo sull’integrazione, non eccezionale ma sicuramente antirazzista), Alfonso Cuarón miglior regista conRomache vince anche come miglior film straniero e per la fotografia: ovvero un regista messicano (il quinto in sei anni) che trionfa nell’America del Muro raccontando la Città del Messico degli anni Settanta attraverso gli occhi di una lavoratrice indios. E sono nere anche le due statuette per i non protagonisti, Regina King (Se la strada potesse parlare) e Mahershala Ali (Green Book) strepitoso come sempre. Aspettiamo i tweet di Trump.
