VALENTINA E QUEL ROGO CHE BRUCIA ANCORA

VALENTINA E QUEL ROGO CHE BRUCIA ANCORA

Il suo volto per anni è stato il simbolo delle donne vittime di violenza.Violenza subita da chi avrebbe dovuto proteggerla al di sopra di ogni cosa: il suo compagno. Un volto reso irriconoscibile dalle gravi ustioni riportate dal cherosene con il quale l’uomo, dopo averla cosparsa, ha poi appiccato il fuoco con un accendino. Lei, Valentina Pitzalis, da quell’incendio uscì sfigurata ma viva.Si risvegliò in un letto d’ospedale senza più un volto, con una mano amputata e un’altra gravemente ustionata. Lui, Manuel Piredda, in quel rogo ci ha lasciato la sua di vita. La vicenda di Valentina fece molto scalpore in quell’aprile del 2011, anno in cui si svolsero i fatti.A dare l’allarme i vicini di casa di una palazzina di Bacu Abis, piccolo borgo a 11 Km da Carbonia, nel Sud-Ovest della Sardegna. I due protagonisti, entrambi 27enni, dopo aver vissuto un amore tormentato a causa della gelosia di Manuel, si lasciano. Un addio mai accettato dall’uomo. Che con una scusa, come spesso accade, la contatta per via di un documento. Valentina si offre di farglielo avere e glielo porta nella sua abitazione. Al momento di lasciare l’appartamento lui le versa addosso il liquido infiammabile e appicca il fuoco. “Lui non era un mostro ma ha fatto una cosa mostruosa”, ha sempre dichiarato Valentina. Mai una violenza fisica da parte dell’uomo, solo una gelosia morbosa. Lei ha dovuto rinunciare agli studi e a trovarsi un lavoro. “Un amore malato, autodistruttivo. Me ne sono accorta troppo tardi”, racconta nel libro autobiografico“Nessuno può toglierti il sorriso”. Con l’uscita del libro Valentina diviene il simbolo della lotta contro il femminicidio.Gira per le scuole, tiene conferenze, è spesso ospite nelle trasmissioni televisive per dire alle donne di non soccombere ma di reagire da subito, fin dal primo schiaffo o forma di violenza psicologica, persino più infida di quella fisica. Quel libro però non piace ai familiari di Manuel.Ne infanga la memoria sostengono, e lei su quella tragedia ci specula. Addirittura ci guadagna. Valentina non dà peso alle accuse che le vengono mosse.Entra ed esce dagli ospedali per affrontare i numerosi interventi di chirurgia ricostruttivasu quel viso completamente sfigurato.Più di venti nel corso negli anni e altri ne dovrà affrontare. Una tragedia infinita.Così come le indagini e le cause della morte di Manuel.Morì suicida dopo essersi cosparso di cherosene e dato fuoco. Questo fu diagnosticato all’epoca dei fatti.Anche grazie al ricordo di Valentina che dichiarò che Manuel piangeva al suo fianco e le chiedeva scusa. La famiglia di lui però non ha creduto alla versione dei fatti dei quali è lei unica testimone. Nel 2017 la Procura di Cagliari riapre il caso.Ieri, nel corso dell’incidente probatorio è emerso che sul corpo del giovane non c’erano fratture alla testa né lesioni da corpo contundente. E’ stata esclusa anche la morte per avvelenamento. Manuel per il perito non è morto neanche a causa delle fiamme perché nei polmoni non vi è traccia di fumo. Com’è morto dunque il giovane?“Manuel era già morto quando è arrivato il fuoco”accusa la madre di lui durante una conferenza al termine dell’udienza.Ma le perizie finora agli atti escludono ogni segno di violenza prima del rogo.Le indagini sono ancora in corso, i risultati definitivi si conosceranno solo alla fine delle successive udienze. La prossima è fissata per il 18 marzo 2019. Per Valentina è il peggiore degli incubi. In un solo colpo rischia di passare da vittima a carnefice.Non ci sta. “So quello che ho vissuto: io c’ero. Sono sotto attacco mediatico ma nessuno riuscirà a togliermi la voglia combattere”