” VOCI DAL SILENZIO”. UN FILM CHE INVITA AD ASCOLTARSI

” VOCI DAL SILENZIO”. UN FILM CHE INVITA AD ASCOLTARSI

Gli eremiti non esistevano solo nel Medioevo. Non vengono da un tempo lontano, da spazi temporali e mentali impensabili. Gli eremiti esistono anche oggi: fra gli smartphone, i tablet, snapchat, Tinder, i mille social, i mille modi per essere connessi, sempre in linea, sempre presenti, sempre a portata di tutti e con tutto a portata di mano. C’è chi dice no. C’è chi, oggi, vive in un altro modo. Eremiti del terzo millennio, eremiti contemporanei. Monaci di una comunità che annovera solo se stessi. Il loro silenzio. La loro ricerca di un equilibrio, di una visione. Del senso ultimo delle cose. Lontano da tutto, o forse più vicino. Più vicini a capire perché siamo al mondo, che cosa è tutto questo esistere che ci circonda, perché ci siamo dentro. E che cosa ci stiamo a fare. Agli eremiti di oggi hanno dedicato un film due documentaristi siciliani, Joshua Wahlen e Alessandro Seidita. Il film si chiama “Voci dal silenzio. Un viaggio tra gli eremiti d’Italia”: il risultato di quattro mesi in camper, a incontrare chi ha scelto di vivere senza selfie su Instagram. “Voci dal silenzio” è stato proiettato in un antico casolare nel cuore dell’Appennino, a Sassoleone, sopra Bologna,in apertura della settima edizione della rassegna “Sia – Sottili innesti amorevoli”. Abbiamo chiesto ai registi di raccontarci il loro percorso, e il loro film. Come è nato il progetto?“Alla base di tutto c’è stato il nostro incontro con un fotografo torinese, Federico Tisa, che aveva attraversato l’Italia a piedi scattando foto bellissime ad alcuni eremiti. Queste foto raccontavano una storia che pochi avevano raccontato. Abbiamo deciso di farne un film”. Anche produttivamente la storia del film è interessante. Avete realizzato tutto con un crowdfunding?“Esattamente. Senza produttori, senza committenti. Grazie all’entusiasmo di persone che abbiamo coinvolto, che hanno donato anche piccole somme. Poi siamo andati in viaggio con un vecchio camper. Abbiamo realizzato tutto da noi: riprese, montaggio, postproduzione”. Perché, in un momento come questo, qualcuno sceglie di stare isolato da tutto?“Ci sono varie motivazioni. Ricerca spirituale, aspirazioni politiche, ricerca di una via di fuga esistenziale. Ci sono eremiti religiosi ed eremiti atei. E fra quelli religiosi, ci sono quelli legati alla religione cristiana e quelli che si ispirano a religioni orientali”. Che cosa accomuna le loro vite?“Molti di loro hanno attinto a piene mani dalla vita: uno ha fatto il medico in zone di guerra; suor Mirella ha due lauree alla Sorbona; padre Asmananda Vati è un eremita indo/cristiano che abbraccia entrambe le tradizioni spirituali. Ma nel film, nessuno fa proselitismo”. Ci sono anche delle donne, fra loro?“Sì: due delle donne che abbiamo incontrato avevano una vita familiare, un marito, dei figli. Quando i figli sono cresciuti, esaurito il loro ruolo di mamma, se ne sono andate: una scelta compresa dalla famiglia”. La solitudine estrema può confinare con la santità o con la pazzia. C’è chi ha sfiorato questi bordi?“Abbiamo incontrato solo figure che hanno fatto questa esperienza a partire da una motivazione solida, spinti da una grande chiarezza di intenti. Abbiamo conosciuto solo esperienze felici. Ma c’è anche chi è mosso da un desiderio di fuga. Allora, i dèmoni da cui fuggi te li ritrovi ancora più forti nella solitudine”. In questo momento storico, politico, sociale, la loro scelta che senso assume?“C’è un bisogno forte. Un bisogno che parte dalla sofferenza di un periodo, quello contemporaneo, che non ci soddisfa, che ci confonde. Nelle storie di queste donne e questi uomini c’è una risposta al presente”. Ma non sono devastati dalla solitudine, questi eremiti?“L’eremita non è isolato: magari fa pochi incontri, privilegiandone la qualità. Ma soprattutto, a volte si può essere più soli nell’appartamento di una grande città”. Questo film è anche un invito, dunque.“E’ un invito al silenzio. Ad ascoltarsi, e a creare ritmi più umani. A intessere un rapporto sincero e franco con se stessi”.