VORREI DIRE UNA COSA, RIGUARDO MIA MARTINI

VORREI DIRE UNA COSA, RIGUARDO MIA MARTINI

Vorrei dire una cosa, riguardo Mia Martini. E’ un ricordo personale indelebile che risale agli anni ’70. Credo con buona certezza che fosse il 1976. Al TeatroOlimpico andava in scena ogni domenica una rassegna che avevano intitolato, non troppo originalmente “Domenica Musica”. Ci passava però il fior fiore della musica italiana emergente di quegli anni. Doveva essere il 1976 perché Renato Zero – uno dei cantanti in programma – assolutamente sconosciuto, cantava ‘Madame’ (bellissima per altro) e una protoversione di ‘Mi vendo’, cantando con calzamaglia nera attillatissima e tacchi alti ed era apostrofato in ogni modo dal pubblico di allora, manco fosse una scena di avanspettacolo felliniano. Lui però era coraggiosissimo (oltre che bravissimo) e andava avanti imperterrito. Quando toccò a Mia Martini – lo giuro, non invento niente – accadde – e fu l’unica volta e l’unica cantante in tutte quelle domeniche alle quali ho assistito – che la “base” misteriosamente si arrestò mentre Mimì cantava. Fra l’altro accadde in un modo veramente orrendo: la musica si fermò rallentando come quando un giradischi viene spento. Il pubblico rimase attonito, molti cominciarono a fischiare, la povera Mia sul palco, imbarazzata, continuò a cantare (benissimo) a voce nuda, senza base. Ma non bastò ad evitare i fischi finali. Io credo che già da allora, qualcuno che era vicino a lei fomentasse le voci terribili che l’hanno uccisa, provocando questi piccoli incidenti. Magari per puro divertimento sadico, per cattiveria gratuita. E’ la cosa peggiore che si possa fare ad una persona.