ZIM BA HUE’
C’era una volta una nazione, uno stato sovrano, che dopo essere stato conquistato e colonizzato dagli inglesi, che le diedero il nome Rhodesia, si era risollevato e riappropriato del proprio nome tribale, Zimbabwe. Era popolata da persone fiere, guerrieri e pastori, popolazioni nomadi unitesi nel corso del tempo, che nonostante le lotte intestine erano riusciti ad accordarsi, a raggiungere l’unità. Poi però un uomo assetato di potere, quel Robert Mugabe che si autoproclamò presidente (la storia si ripete), convinto di essere la persona giusta, in grado di fare le scelte giuste, di condurre il paese sulla via giusta, rovinò tutto. Altre guerre, sperpero di soldi, ed ancora pugno di ferro in guanto di acciaio, e poi la fame. Ci fu un momento, alla fine degli anni 80, in cui sembrava che la nazione guerriera potesse risorgere, il tasso di alfabetizzazione più alto di tutto il continente africano, ma poi di nuovo il declino, crisi economica ed inflazione, e di nuovo guerre civili. L’uomo forte e giusto al potere sta ancora li, ha fatto a mezzi con un altro, un nuovo arrivato, il vecchio si è tenuto l’esercito ed il nuovo la polizia, un equilibrio di forze, di potere, ed in mezzo il popolo affamato. Nel gennaio 2009, grazie ad una iperinflazione all’ 89,7×1021% ( che vi giuro non riesco nemmeno a pensarlo oppure a tradurlo in cifre), venne introdotta una banconota da 100 TRILIONI di dollari, corrispondenti a 33 dollari americani. Poi venne introdotta, sempre dall’uomo forte e giusto, una nuova moneta, il dollaro americano, una nuova valuta in grado di far fronte ai bisogni della popolazione, ma nel frattempo venivano spesi altri soldi per comprare nuove armi, e contratti nuovi debiti. E con chi te li contrae i debiti l’uomo forte e giusto? Ma con il paese del riso, riso amaro ovviamente, la Cina, che nel tempo ha colonizzato economicamente tutta l’Africa, tra sfruttamenti minerari e petroliferi, tra tecnologie e sementi modificate. E che ti combina la Cina nel 2016? Mostra magnanimità, ed azzera un debito da soli 40 milioni di dollari, che non sarebbero nulla per un paese normale, ma se consideriamo che 33 dollari statunitensi valgono 100 TRILIONI di monete zimbabwensi (si dirà così?) anche solo ipotizzare un piano di rientro sarebbe inutile. Solo che lo Zimbabwe, guidato dall’uomo forte e giusto, quello che sa cosa fare per guidare il paese nel modo giusto, quello che ha asfaltato tutti gli avversari, ha adottato come moneta ufficiale lo yuan cinese. Bel colpo vero? Una nazione che perde la propria individualità economica, la propria identità monetaria solamente perchè un uomo ha preso le decisioni sbagliate per molto tempo. Certo, se ci fossero state elezioni, e certo, se ci fosse stato ricambio politico, e certo, se la gente quando si è ribellata non fosse stata massacrata, e certo, se qualcuno avesse preso a calci in culo quell’uomo quando era il momento, forse ora potremmo continuare a pensare allo Zimbabwe e non allo Zim-ba-hue. Purtroppo si è atteso fino al novembre 2017 prima di liberarsi del peso di un uomo che spalancò le porte della catastrofe, quando oramai era troppo tardi anche soltanto per dire che era troppo tardi. Però non preoccupiamoci troppo, è solo una nazione africana, così come quando i tedeschi invasero la Polonia era, appunto, solamente la Polonia, ed oggi la Grecia è solo la Grecia. Noi non dobbiamo temere nulla, noi non corriamo questi rischi, noi abbiamo libere elezioni e fortunatamente da noi nessuno pensa di avere la soluzioni a tutti i problemi, anche perchè la trasparenza è una parte fondamentale della nostra politica. Si, la trasparenza richiesta ai dipendenti pubblici, non ai politici stessi. Quindi sorridete, e benvenuti in I-ta-lyah.
