AFGHANISTAN, RESTIAMO O CE NE ANDIAMO? LA POLITICA ESTERA ITALIANA AD UN BIVIO

“Il ministro Trenta ha dato disposizioni al Comando operativo interforze di pianificare il ritiro del contingente italiano in Afghanistan, tempo 12 mesi”. Questo comunicato, anziché dare il via ai festeggiamenti per la fine di un intervento militare che già ci aveva causato numerosi morti, ha costituito il preambolo per una “guerra” tra i nostri ministeri (Difesa ed Esteri) che, pure risparmiandoci la vista del sangue, rischia di trascinare nel ridicolo l’immagine della nostra politica estera. I fatti sono noti. Al comunicato della Difesa è seguito quello della Farnesina che, senza alcuna diplomazia, sostiene di non esserne stata informata. Solo un difettuccio nella catena delle comunicazioni? Non si direbbe. Al dissidio tra i ministeri segue quello tra i partner governativi. 5 stelle a brindare con la Difesa; Lega a mugugnare con Moavero. Enigma non semplice da decifrare. Le informazioni provenienti da Kabul parlavano effettivamente di un accordo in corso d’opera tra Washington e Talebani che mai come ora hanno assunto il controllo dei territori (circa la metà della nazione). Non si sa se nel segno di un successo della diplomazia oppure a significare che Donald di avventure, da quelle parti, ne ha piene le scatole, al punto di scaricare gli alleati locali di un tempo nelle mani non benevole dei vincenti leader delle scuole coraniche. Però non è detto che lo sciogliete le righe degli statunitensi, se ci sarà, stia a significare uno sciogliete le righe per tutti gli alleati. Lo stesso Obama, prima di andarsene, qualche cenno al fatto che in quel di Kabul andassero riequilibrati gli sforzi tra gli alleati occidentali lo aveva fatto. Quindi la situazione potrebbe essere a un bivio: o via tutti oppure meno Usa e più Europa. Non esattamente la stessa prospettiva. Chiaro che alla Difesa e in casa pentastellata si propende per la prima conclusione con tanto di happy end. Non altrettanto chiaro che eguale ottimismo regni dalle parti di Moavero e della Lega. Alcuni precedenti parrebbero tenere in vita interrogativi inquietanti. Certo il titolare della Farnesina ha finora svolto un lavoro non appariscente. Il che potrebbe avere un risvolto positivo: la diplomazia deve navigare sott’acqua. Però in più di un’occasione (Libia, Iran) qualcha superesperto in materia come Alberto Negri ha avanzato il sospetto che anche sott’acqua ci sia ben poco da sbirciare. In particolare, sul fronte medio orientale, poco si è fatto e quel poco che si è fatto lo si sarebbe pure potuto evitare. Bloccata, pare dalla sponda leghista, una trattativa per aprire un canale ai prestiti italiani a Tehran atta a scavalcare i divieti di Washington. A questo va aggiunta la dichiarazione stravagante di Salvini in quel di Israele, che accusò di terrorismo quegli Hezbollah che in Libano danno copertura al contingente italiano delle Nazioni Unite. A tanto giunse lo charme di Netanyahu? Oppure fu semplicemente uno sprovveduto Salvini? O invece ancora venne depistato da un suggerimento di Moavero, visto che tra i due pare intercorra un filo rosso? Solo dilettanti allo sbaraglio o invece la spaccatura tra i nostri partner di governo corrisponde a spaccature più profonde, non solo italiane (ad un primo sguardo i comunicati della Nato appaiono più prudenti di quelli made in Usa)? Certo l’immagine di un’Italia che traduce in una politica internazionale indipendente la parola d’ordine del sovranismo appare appannata da una nebbia fitta fitta. Tanto più che, se si guarda ad un futuro solo di poco più lontano, è possibile riscontrare uno scenario ancora più inquietante. Ci segnala Ennio Remondino che Donald Trump ha deciso di tirarsi fuori dal trattato Reagan Gorbaciov per la riduzione degli armamenti nucleari. Domanda: dove verranno piazzate le eventuali nuove rampe dei missili? Risposta: negli ultimi tempi gli Usa paiono sempre più interessati a inglobare nella Nato i paesi dei Balcani, come Montenegro e Macedonia. Non sarà che, visto che viaggiano da queste parti, siano interssati a piazzare qualche missile anche in territorio italiano? La sovranista Italia, sdegnosamente, dovrebbe rispondere con un secco no. Ma stando alle recenti vicende, il sovranismo italiano è a geografia fin troppo variabile.