HIKIKOMORI ALL’ITALIANA. FAMIGLIA SI SEGREGA IN CASA E VIVE SOLO SUL WEB

HIKIKOMORI ALL’ITALIANA. FAMIGLIA SI SEGREGA IN CASA E VIVE SOLO SUL WEB

Sembra paradossale ma è accaduto realmente, il mondo virtuale ha preso il sopravvento su quello reale e così un’intera famiglia residente a Bari, per oltre due anni si è chiusa in casa ed ha deciso di dedicarsi interamente ad internet. Padre, madre e figlio 15enne sopravvivevano, in pessime condizioni igieniche. Si alimentavano consumando merendine, biscotti e caramelle che venivano acquistati dalla figlia di 9 anni. La bimba era l’unica ad uscire di casa per recarsi a scuola. Il ragazzo aveva sviluppato a causa dell’immobilità piaghe ai piedi diventate infette, ed a causa di queste ferite non era più in grado di camminare. E’ stata la scuola frequentata dalla bambina ad allertare i servizi sociali al fine di farli intervenire in questa situazione di drammatico degrado. L’attrazione per internet ha portato l’intera famiglia ad isolarsi dal mondo trascurando i figli, la casa, l’igiene, le relazioni sociali, la condivisione, il dialogo con gli altri. Qualcosa che inquieta e non poco, se ci si ferma a riflettere per un solo attimo, quanto debba essere stata pesante la situazione per una bambina di soli nove anni, dimenticata da chi avrebbe dovuto accudirla e seguirla nel suo processo di crescita. E’ stato proprio l’aspetto trascurato della piccola ad attirare l’attenzione degli insegnanti che si sono poi rivolti agli assistenti sociali. Un mondo virtuale a cui si deve molto, che ha sicuramente accorciato le distanze e che fa interagire con chiunque ma che troppo spesso, se usato male, rischia di trasformarsi in una gabbia dorata che isola rendendo insicuri chi lo usa. Delirio di onnipresenza ed assenza proprio nell’ambito della vita quotidiana vengono a scontarsi tra loro, creando fratture e disorientamento che vanno poi inevitabilmente curati attraverso terapie tenute da specialisti, esattamente come sta accadendo ora a questa famiglia che di famiglia ha mantenuto solo il nome. Cosa abbia preso la mano a questi due giovani genitori di 40 e di 43 anni non è ancora chiaro, se l’incapacità di relazionare con la realtà, oppure la volontà di chiudere un mondo” scomodo”fuori dalla porta. Niente relazioni con l’esterno per dimenticare però anche quelle basilari che dovrebbero essere presenti all’interno della famiglia. I ruoli di padre e di madre che si perdono, fino al punto di non rendersi più neanche conto che l’alimentazione sana e regolare deve essere curata e adeguata e non deve mancare. Che i piedi dei figli , in due anni e mezzo di isolamento, crescono e che le calzature diventano strette e provocano dolore a chi le calza, che respirare aria e godere del proprio tempo non vuol dire chiudersi in casa ma esattamente l’opposto. Malesseri profondi che albergano nella vita di chi decide anche per chi non riesce a decidere a causa della giovane età. Insoddisfazioni personali o timore di non essere all’altezza di interagire con il mondo. Ricerca di gioventù o timore di perderla ed inadeguatezza ad accettare che con il trascorrere dell’età non diminuisce ma aumenta invece il numero delle responsabilità nei riguardi della famiglia ma anche comunità e della società in cui si è inseriti. Un’intera famiglia che in qualche modo va rieducata a gestire il modo corretto i rapporti con il mondo esterno. Questa problema, ormai sempre più diffuso in tutto il mondo, in Giappone ha creato, a partire dagli anni ’90, il fenomeno dei cosiddetti“hikikomori”: il termine, che in giapponese significa,“isolarsi”, ed indica quei giovani adolescenti, per lo più maschi, che decidono di abbandonare la scuola e qualsiasi tipo di interazione sociale reale per rinchiudersi nelle proprie camere vivendo continuamente davanti al pc, rifugiandosi in un mondo virtuale ed evitando dunque qualsiasi tipo di contatto con il mondo esterno. Reclusi in casa, quando la casa dovrebbe essere vissuta ed interpretata come luogo di condivisione, muri che diventano sbarre, giorni che diventano tutti uguali, dialoghi reali sostituiti da parole non pronunciate ma scritte ed affidate all’etere. Un modo per stare vicini essendo lontani proprio da quel nucleo che si trasforma e non è più in grado di cogliere né di accogliere. Una vicenda che ha sconvolto chi ne è venuto a conoscenza, che pone l’accento sui punti di riferimento che a questi due genitori paiono essere mancati. Una vicenda sfuggita a quei vicini di casa sempre così attenti all’andamento delle vite altrui e che insegna quanto a volte per cercare di tenere il passo con un mondo che tende ad isolare ed a giudicare, si smette di compierli quei passi sulle strade della vita che offrono sempre possibilità e nuovi stimoli, occorre solo saperli vedere e non limitarsi a guardare.