IL SENSO DI TRUMP PER AUTISTICI E DISABILI

IL SENSO DI TRUMP PER AUTISTICI E DISABILI

Il 2 aprile è stata lagiornata mondialededicata all’autismo, una condizione che colpisce una persona su 58 e che altera il modo dicomunicare, disocializzaree spesso di vivere unavita indipendente. Esiste uno spettro: alcune persone diagnosticate sono in grado di fare una vita simile allepersone neuro tipiche, mentre altre, come mio figlio Luca, non parlano e non raggiungeranno mai la propria indipendenza. La vita con Luca è incredibilmente complessa, e lascia poco spazio per fare altro: mentre sto scrivendo, per esempio, mio figlio è seduto di fianco a me e con il suo iPad sta riascoltando per la decimillesima volta la cover più orrenda della canzoneGianna GiannadiRino Gaetano. Ogni due minuti si alza per rubare il latte dal frigorifero (ne beve a litri) e io devo smettere di fare quello che sto facendo per bloccarlo. Non può essere lasciato a casa da solo, non sa lavarsi e vestirsi da solo, non sa neanche spiegarmi se ha mal di gola o se si sente un po’ triste. Ma malgrado ciò, devo dire che la sua disabilità mi ha fatto scoprire unmondo, il suo, che non conoscevo e che è moltoaffascinantee mi haarricchitoin modo incommensurabile. Di autismo se ne parla sempre di più, anche perché mentre iservizi per i più giovanisono spesso soddisfacenti, soprattutto negliStati Uniti, quelli per gli adulti scarseggiano sia in numero sia in qualità. Come ognidisabilità, l’autismo è ancora considerato dallasocietàun ottimo pretesto perdiscriminareeabusarechi ne è colpito. Il mio sogno, e quello di tutti i genitori che si occupano di figli disabili, è che prima o poi tutti vengano trattati in modo equo, facendo in qualche modo sparire quellostigmache a volte pesa molto più della fatica che un figlio come il mio impone. L’amministrazione Trumpqualche giorno fa ha proposto ditagliare i fondi federaliper leSpecial Olympics, un’organizzazione che offre alle persone come mio figlio la possibilità di faresport, dicompeteree divalorizzarele propriecapacitàsiamotorieche sociali. Ricordo le gare di Luca alle Special Olympics: lui, che è la persona più pigra al mondo, doveva partecipare ai matchI cento metri, camminoeTiro della pallina da tennis. Alla fine dei 100 metri io e le altre mamme aspettavamo i nostri atleti (!) con il loro iPad in mano, l’unico motivo per cui venivano verso di noi. Un anno Luca si è fermato durante la gara per rubare delle patatine a un ragazzo sul ciglio della pista. Ma malgrado l’assoluta mancanza di interesse, ogni anno vinceva dellemedaglieche portava a casa con unafierezzaper lui inconsueta. La proposta diBetsy DeVos, il ministro dell’istruzione, di tagliare i fondi per le Special Olympics ha creato una reazione talmente forte sui social e sui giornali, che il presidente, in untweet, harevocato la decisione, facendo per una volta una la figura di persona sensibile. Solo per una volta, perché ilbudgetche ha proposto a marzo prevede milioni di dollari in meno per le persone con disabilità, poiché taglia i fondi per ilprogrammaMedicAidche offre residenze, terapie e supporto a persone disabili, soprattutto autistiche. D’altronde è un’idea di moltirepubblicaninon supportare chi ha più bisogno: sono anni che propongono tagli a destra e a manca per disabili e persone che possono permettersi unavita dignitosa.Arc, un’organizzazione nazionale che si occupa di persone disabili, commenta così le scelte del presidente: «Questo budget mette a rischio la vita delle persone disabili. La proposta include tagli significativi a MedicAid, il programma che offre accesso a sanità, a servizi sociali e residenza per persone con disabilità». Il 2 aprile è la giornata mondiale dedicata all’autismo: molte piazze si sonocolorate di blu, molti hanno condiviso le proprie esperienze e hanno commosso chi aveva voglia di ascoltare. Magari, la prossima volta, invece di colorarci tutti di blu, possiamo andare a votare per chi ha meno voglia di discriminare. A pensarci bene,il 2020non è poi così lontano.