IN TURCHIA ELETTO IL PRIMO SINDACO COMUNISTA

Un po’ come accaduto nelle elezioni amministrative in Russia dell’autunno scorso, anche in Turchia avanzano i comunisti, mettendo in difficoltà il partito di governo. In Russia il Partito Comunista di Zjuganov ha, in molte realtà regionali, superato il partito liberale putiniano, accaparrandosi diversi governatorati. In Turchia il partito islamista di Erdogan, l’AKP, con le elezioni amministrative del 31 marzo – che hanno eletto sindaci e consiglieri comunali in ben 81 province – esce piuttosto ridimensionato. L’AKP ha infatti perso tutte e tre le principali città del Paese e oltre 15 province. Si tratta della prima battuta d’arresto di Erdogan da quando è stato eletto la prima volta al potere, quindici anni fa. E ciò anche a causa della crescente disoccupazione, inflazione e delle dispute geopolitiche di confine. Aspetto interessante di questa tornata elettorale è l’avanzata del Partito Comunista di Turchia (TKP), che elegge – per la prima volta nella storia della Repubblica – un sindaco comunista. Fatih Mehmet Maçoglu conquista infatti il Comune di Dersim, nella provincia di Tunceli (Turchia nord-orientale) con il 32,7% dei consensi, sconfiggendo il più moderato HDP (28,1%) e i partiti borghesi liberal-capitalisti CHP (20,5%) e AKP (14%). Il neo-eletto sindaco comunista – ringraziando gli elettori – ha fatto presente che sarà un amministratore del popolo e che governerà assieme ad esso. Fatih Mehmet Maçoglu aveva già in precedenza amministrato un distretto di Tunceli – Ovacik – caratterizzandolo per una politica di sviluppo dei servizi pubblici, con trasporti gratuiti e prezzi bassi e calmierati dell’acqua; promuovendo il lavoro femminile e avviando un modello di produzione agricola autogestita. Maçoglu ha così dichiarato: “Amplieremo il sistema di produzione e amministrazione che abbiamo avviato a Ovacik. Dimostreremo all’intero Paese che un modello socialista è possibile”. Il Partito Comunista di Turchia è riuscito a presentare candidature in tutte le province e i distretti, portando avanti un programma che ha avuto per slogan:“Se il denaro ha il suo regno, i lavoratori hanno il loro Partito Comunista”e“Non siamo sulla stessa barca”, proponendosi quale partito del popolo lavoratore, alternativo a tutti i partiti borghesi della destra e della sinistra (AKP e CHP in primis). Gli esponenti del TKP, nel commentare i risultati, hanno fra l’altro evidenziato come:“La rabbia anti-AKP, che si è accumulata nella società per 17 anni, viene ancora una volta condannata all’ideologia dell’AKP con l’aiuto del CHP”.I comunisti turchi sottolineano in particolare l’inganno del sistema bipartitico, che si sta installando in Turchia e che rappresenta, di fatto, la vera crisi del Paese. I comunisti turchi, in queste amministrative, hanno dunque notevolmente accresciuto i loro consensi, ottenendo oltre 130mila voti nel consigli comunali e un forte incremento in particolare nei distretti delle tre grandi città metropolitane, ovvero quelli diUrla, Balçova, Narlidere, Çeşme (distretto di Smirne) e Beşiktaş (distretto di Istanbul). Il Partito Comunista di Turchia – alla luce di tali lusinghieri risultati – ha infine dichiarato“La speranza sta fiorendo in Turchia. Il popolo turco non sarà condannato all’ordine dei capitalisti, degli imperialisti e dei reazionari”.