ISABELLE KEAN. IL SUO IMPEGNO NEL SOCIALE PER RENDERE L’AIUTO RICEVUTO
Non deve essere stato affatto facile per Isabelle Kean ritrovarsi nel 1990 dalla sua terra la Costa D’Avorio in Italia. Difficoltà da superare, rapporti interpersonali da tessere e consolidare e la nascita di due figli Giovanni e Moise nati nel nostro paese, da allevare. Un passato ricco di situazioni che a volte hanno arricchito ed altre hanno disorientato chi le stava vivendo. L’incontro ed il confronto con una cultura differente e mentre molti sono rimasti indifferenti ed hanno continuato a vedere nel colore della pelle qualcosa da temere, da tenere lontano, tanti altri invece si sono dimostrati cordiali ma soprattutto solidali ed hanno aiutato sia lei che la sua famiglia come hanno potuto, facendo sì che le nuvole dell’indifferenza sparissero di giorno in giorno per lasciare il posto al sole della serenità. Ed è proprio questo aiuto prezioso ricevuto da Isabelle che non è stato affatto dimenticato dalla donna che ha deciso di lavorare, facendo volontariato, per dare assistenza alle madri migranti che arrivano in Italia con figli minorenni. Svolge questo compito presso una cooperativa sociale dell’astigiano . Un modo per non dimenticare ma soprattutto per essere utile nel far fronteggiare, quelle madri che giungono nel nostro paese con le difficoltà in cui si possono venire a trovare. Difficoltà che lei ben conosce in quanto a sua volta vi si è dovuta scontrare. Tutto ciò che ha fatto lo ha fatto senza l’aiuto del marito che è riapparso da poco nella loro vita. Ha cresciuto i suoi due figli prima a Vercelli, poi ad Asti, prima di stabilirsi a Venaria vicino al campo di allenamento del figlio ormai a un passo dalla consacrazione a campione. Moise Kean, calciatore della Juventus che possiede grande talento a livello calcistico, forse la sua determinazione e la sua intelligenza le deve proprio alla mamma che lo ha educato e forgiato fino a fargli raggiungere un buon livello di determinazione. Un calciatore che non sbaglia un colpo, che colleziona goal ad ogni match calcistico, ormai ad un passo per essere consacrato campione. Una solidarietà ricevuta e non dimenticata, ma soprattutto ciò che Isabelle non ha dimenticato è da dove arriva e cosa era prima di questi successi che potrebbero benissimo averla condotta ad un tipo di vita differente, magari con più agi ed anche meritati, dopo una vita trascorsa a fare sacrifici per far quadrare il bilancio e non far mancare nulla ai suoi figli ma questo non le appartiene e con il suo operato fornisce un esempio da seguire e su cui fermarsi a riflettere. Anni pesanti che restano attaccati addosso come fossero una seconda pelle da indossare, che Isabelle non ama tanto ricordare per ostentare rendendoli di dominio pubblico ma che non potrà mai dimenticare per ciò che le hanno insegnato e per ciò che le hanno dato la possibilità di insegnare ai suoi figli. Isabelle ha scelto un modo quindi per “restituire” quanto ricevuto e a differenza di quanto si possa pensare o di come (per molti) sarebbe stato più ovvio fare lasciando alle spalle il buio per tuffarsi nella vita agiata, continua a darsi da fare orgogliosamente tra cooperativa ed oratorio. Un modo questo per regalare uno spaccato di vita differente da ciò che si potrebbe immaginare. Così intanto che i tifosi Juventini e quelli della nazionale si esaltano ad ogni goal segnato da questo ragazzo nato pronto per il calcio, lei prega che le cose vadano avanti positivamente per il figlio. Un ruolo quello di Kean che per questa famiglia ha rappresentato una benedizione ricevuta dal cielo. Un padre assente che ha trovato il modo di parlare solo dopo l’esplosione in Serie A di Moise, parole le sue usate solo per rivendicare due trattori promessi dalla Juventus per assicurarsi le prestazioni del figlio. Ma non solo, ha anche espresso la sua simpatia per la Lega di Matteo Salvini avanzando anche una sua proposta di candidatura, cosa al momento impossibile, vista l’assenza della cittadinanza. Una contraddizione non da poco in questa famiglia che tanto ha ricevuto dall’Italia, quella di ritrovarsi (come spesso accade quando ad essere in ballo sono : fama, prestigio e denaro) , ad essere attenzionati da chi fino a pochi mesi prima non aveva dato notizia di se. Anche per tenere le distanze da questi atteggiamenti discutibili del marito Isabelle, si dà da fare e non dimentica. Moise è il figlio della nuova visione multietnica del mondo e lo deve a sua madre, non di certo a chi conosce solo razzismo ed offese gratuite che poco si sposano con ciò che invece Isabelle combatte rispondendo con gesti di attenzione e di amore, che sono poi quei gesti che lei ed i suoi due figli hanno ricevuto dalla cittadina di Asti alla quale lei è grata e fiera di poter dare una mano. Da maggio Isabelle Kean si occuperà di politiche sociali e i ragazzini già la avvicinano indossando la maglia bianconera, fidandosi di lei ed ascoltandola perché ha un figlio che gioca in Serie A. Alle madri spaesate residenti nella case famiglia, dopo aver ascoltato i loro racconti, le invita a riflettere che essendo madri non sono più sole. Proprio come ha fatto Isabelle che si è concentrata sulla crescita e sulle esigenze dei suoi ragazzi, superando stanchezze e difficoltà. Moise è un ragazzo diciannovenne, ancora adolescente che ha raggiunto un traguardo importante, senza dimenticare chi è , un ragazzo che ha imparato a non dare retta ai cori di “buuuu” razzisti che accompagnano i suoi goal, a non rispondere con la leggera ignoranza che farebbe di lui solo una persona che scenderebbe allo stesso livello di chi lo umilia e Moise lo sa, che vedere un pallone fare goal non ha colore ne bandiere, e regala a tutti la stessa gioia. Questo gli ha insegnato la sua mamma.
