LA CGIL DEVE CAPIRE IL MONDO DEL LAVORO IN TRASFORMAZIONE E REAGIRE

LA CGIL DEVE CAPIRE IL MONDO DEL LAVORO IN TRASFORMAZIONE E REAGIRE

Ho tolto un post su Landini. Troppo ironico. La Cgil merita un’analisi più profonda della sua politica e del corso del nuovo segretario.Un’analisi che non puòesser certamente tenera con il maggior sindacato italiano: i dati, i fatti, sono sotto gli occhi di tutti. Sta perdendo importanza, peso. Non riesce ad intercettare le nuove professioni, pare che non capisca la grande trasformazione del mondo del lavoro non solo in Italia e il movimentismo non è certo la strada giusta. Troppe volte la sfida della globalizzazione è vista come “competizione sleale”, si tende a proteggere l’orticello italiano, europeo, non vedendo il resto del mondo. Molti lavori si spostano dal nostro mondo verso altri. Altri paesi europei che hanno accettato la sfida globale non hanno visto diminuire il numero dei posti di lavoro, in totale, ma partecipato alla modifica della struttura della forza di lavoro.Il numero dei nuovi lavori è superiore a quelli vecchi, che spariscono. Tant’è vero che il tasso di occupazione, 16-64, quel dato sarebbe il più importante, mostra in enorme ritardo italiano, 58% contro tassi occupazionali intorno agli 80% nel Nordeuropa dove “stranamente” non si difendono le fabbriche obsolete, quelle possono chiudere, ma i singoli dipendenti, garantendoli per tipo 2 anni lo stipendio “perso” ma chiedendoli la disponibilità di riqualificazione seria, controllata.Mondi ai quali la Cgil dovrebbe guardare, per compiere una sua rivoluzione copernicana sindacale. Ma nel sindacato italiano ancora ci sono però forti resistenze, ad una collaborazione stretta con mondo industriale, necessaria per riportare il lavoro altamente qualificato in Italia, esperienze positive di altri paesi europei non vengono percepite, per una forma di residua di lotta di classe contro gli imprenditori. Quello che si chiama „cogestione“ tra lavoratori e imprenditori. E funziona piuttosto bene, anche secondo il Dgb tedesco ha migliorato le performance delle industrie tedesche e garantita l‘occupazione… Una degli inizi positivi dell’era Renzi era l’alternanza scuola-lavoro, una copia sbiadita del sistema nordico della scuola professionale triennale con due tempi in Fabbrica, uno a scuola – pubblica, con esami di Stato, e dei Maestri certificati in Azienda. Ecco il segreto del successo industriale anche della Germania: maestranze altamente qualificate.Da copiare tale quale? Si.Ma se uno ha in testa ancora delle barriere ideologiche, anti-imprenditoriali, non ti metti al tavolo con “il nemico”.Peraltro un sistema, quello “scuola professione del sistema duale”, che la medesima Cgil (FIOM) esperimenta nel suo cuore rosso p.e. alla Lamborghini e funziona pure bene. Quella sarebbe una strada da intraprendere. Capire il mondo del lavoro in trasformazione e reagire, preparando i propri iscritti alla sfida.