NEONAZISTI POLACCHI CONTESTANO LE CELEBRAZIONI DI AUSCHWITZ. ANTISEMITISMO IN EUROPA, FACCIAMO IL PUNTO

Auschwitz. Nel segno dell’odio. Manifestazione di neonazisti polacchi contesta la commemorazione dell’olocausto nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau. Il messaggio che esce dalle loro bocche è che troppo si commemora il sacrificio degli ebrei e poco quello dei polacchi, durante la seconda guerra mondiale. Come se, di quelle vittime polacche, nota Ennio Remondino, tantissime non fossero di religione ebraica. La Polonia, per chi non lo sapesse, è il paese che ha maggiormente registrato un tracollo di presenze nella popolazione ebraica, dagli anni 30 ad oggi. Da 3 milioni a 3200. Una componente di ebrei sopravvissuti si trasferì poi in Israele, ma non paragonabile al grande esodo di ebrei di provenienza russa. Enorme quindi, la componente dei deceduti nei campi. In poche parole: la Polonia ha visto il 20% della sua popolazione morire in guerra, vittima dei tedeschi, ma anche a causa dei sovietici; nel frattempo il 90% degli ebrei polacchi finiva assassinata nei campi di sterminio. Una percentuale che oltrepassa non soltanto i confini tragici di una catastrofe bellica; nel caso polacco viene di molto superata anche la dimensione media del genocidio degli ebrei in Europa, che si aggira intorno ai due terzi. Solo il 10% è sopravvissuto. Ma oggi gli ebrei polacchi si sono ridotti ad un solo millesimo degli abrei in Polonia degli anni ’30. Cifre da capogiro e dietro a quelle cifre lo sterminio e non solo. E’ recente una legge polacca che considera reato addebitare alla Polonia quanto avvenne nei suoi territori. Tutta colpa dei tedeschi e soltanto loro. Sarà pure vero, ma se in Germania, con tutto quello che è successo, gli ebrei registrano presenze pari ad un quinto di quelle dell’anteguerra e in Polonia tali presenze sono pari ad un millesimo qualcosa vorrà pur dire. Questione dell’antisemitismo in Europa. Due le ricerche più importanti negli ultimi mesi. Risultati apparentemente contraddittori, ma forse a leggerli bene li si può interpretare in modo abbastanza univoco. 2017: ricerca della Anti deformation league sugli effetti della falsificazione della storia. Metodo: verificare le opinioni delle genti d’Europa in materia di antisemitismo. Dove è maggiore la condivisione di stereotipi antisemiti? Dove lo è di meno? Maggiore in Grecia e Polonia. Minore in Svezia, Olanda e Regno Unito. 2018: ricerca Eurobarometro (Commissione europea) sulla percezione di un aumento dell’antisemitismo nei singoli paesi europei. Curioso, ma fino ad un certo punto, che i paesi dove maggiormente la gente percepisce l’antisemitismo come un problema siano proprio quelli in cui, stando alle ricerche dell’anno prima, lo stereotipo antisemita è meno diffuso: Svezia, Olanda e Regno Unito, oltre alla Francia e alla Germania. Ma per la Francia si tratta di una ovvietà, visto che è di gran lunga il paese europeo col più elevato numero di ebrei, ovviamente più percettivi sugli stereotipi antisemiti in circolazione, mentre sulla Germania occorrerebbe un discorso a parte. In sintesi: ci sono paesi in cui la repulsione del’antisemitismo è più forte. In essi più pronta è la denuncia e il riconoscimento della presenza del fenomeno. Ci sono paesi in cui la repulsione dell’antisemitismo è meno diffusa. In essi la percezione del fenomeno è minore e non ne viene denunciata la presenza Torniamo ad Auschwitz e alla recente profanazione della celebrazione dell’olocausto, da parte dei neonazisti polacchi. Ci torna alla mente il racconto di Andra e Tatiana Bucci, le due sorelle ottantenni che in quell’inferno sopravvissero. Protagoniste di molti viaggi di accompagnamento di scolaresche in quelle strutture d’inferno. In loro chiara è la preoccupazione che troppo poco si sia fatto nelle nostre scuole, per trasmettere ai giovani la consapevolezza di un passato mostruoso. Le due sorelle arrivano perfino a dichiarare che gli studenti più partecipi di quel dramma possano essere quelli appartenenti ad una scuola per ragazzi tedeschi in Italia, quasi a testimoniare una elaborazione della propria storia che da noi non si è ancora maturata. Certo, meno ancora si è maturata in Polonia. Neonazisti come possibile punta di un iceberg. Pensiamo solo che una delle ragioni dello spegnersi della carriera politica di Lech Walesa fu da qualcuno collegata, a torto o a ragione, al suo raccontare, in pubblico, barzellette sugli ebrei. Peggio dei polacchi solamente i greci, stando ai questionari dell’Anti deformation league; lì si arriva ad un 69% di antisemitismo contro il 45% della Polonia. ma per spiegare il fenomeno ci viene incontro l’opinione in materia di un esperto come Georg Soros. Secondo lui l’antisemitismo aumenta là dove gli ebrei hanno un successo tale da suscitare un diffuso sentimento di invidia. Soros ovviamente allude a se stesso, ma se si pensa agli ingenti patrimoni degli armatori greci, spesso di origini ebraiche, il discorso del finanziere ungherese si potrebbe allargare. Italia comunque a metà classifica, in entrambe le ricerche. Bicchiere mezzo pieno, ma stiamo attenti, direbbe Altan, che la parte mezzo piena non sia costituita di letame